Ormai da mesi anche troppo è stato scritto e detto sullo sciopero della fame di Alfredo Cospito, in lotta contro il regime carcerario 41bis e l’ergastolo ostativo.
In quanto femminist* e transfemminist* sentiamo necessario dire con chiarezza che la sua lotta ci coinvolge. Il capitalismo patriarcale, razzista, omolesbobitrasfobico, abilista e rapace che cerchiamo di decostruire dentro di noi e nella società nella quale viviamo è un sistema di potere oppressivo e ritorsivo. Un sistema di potere che pretende di usufruire delle nostre vite, dei nostri corpi e dei territori a proprio piacimento e il carcere ne è una violenta espressione.
Il 41bis in particolare, annichilente e brutale il cui scopo non è in alcun modo la “rieducazione” del condannat* ma una vera e propria morte in vita.
E adesso che il comitato etico si è espresso cosa dobbiamo aspettarci? Un TSO? Psichiatrizzare le forme di lotta e di dissenso non è nuovo ma non per questo deve smettere di farci inorridire anche solo l’idea. Privare Alfredo Cospito del suo diritto alla lotta, ad una lotta per la vita e per la dignità della vita sarebbe un atto che ha poco da invidiare alle peggiori dittature novecentesche.
Ribadiamo che il 41bis è tortura e stragista è lo stato.
Siamo femminist* e transfemminist* e siamo e saremo sempre vicino a chi lotta contro il 41 bis e ogni forma di reclusione punitiva.
Ad Alfredo Cospito, Anna Beniamino e alle altre persone recluse in lotta per i diritti di tutte e tutti, e per tutte quelle che subiscono restrizioni per aver cercato il bene di molt*. A Cecca, in carcere per aver appeso uno striscione e alle troppe e troppi NoTAV privat* della libertà va la nostra sorellanza. La stessa che esprimiamo alle persone recluse nei Cpr, e a tutte quelle che subiscono la violenza dello stato e dei confini.
La violenza machista patriarcale è anche di stato e anche questa uccide.
Ribellarsi giusto, ribellarsi è un dovere!