8 Marzo: queermisoginia e soggettività lesbiche, bisessuali, trans, non binarie

 

Fiocco rosa, per le femminucce. Nasciamo, cresciamo, invecchiamo (spesso non ci è permesso) e moriamo, tutto secondo uno schema già pronto e ben definito.

Siamo educate a non scegliere, a vivere secondo un programma ben definito, appena viene vista una piccola vulva è già tutto deciso: crescerai, costruirai una famiglia come io vorrò e non come tu vorrai o se vorrai, non sarai padrona del tuo corpo e del tuo piacere, sarai pronta per la relazione importante per forza con un uomo a cui donerai tutta te stessa.

Questa è violenza misogina e noi sovvertiamo le norme di genere in maniera rivoluzionaria.

Usciamo dagli schemi, squarciamo e bruciamo il patriarcato, ci nutriamo con ciò che resta di esso.

Siamo donne e soggettività non binarie, alcune di  noi sono trans e intersex.

Siamo lesbiche, bisessuali, pan e poli, asessuali e aromantiche, queer, frocie, frigide e puttane. E in questo mondo di merda che ci vuole mansuete e dedite al nostro uomo, noi rispondiamo con corpi, menti e amori plurimi, liberi, non conformati, autodeterminati.

L’8 Marzo è anche nostro perché se è vero che è la giornata internazionale della donna, è anche vero che è il giorno in cui più di tutti ricordiamo quanto il concetto di donna sia legato al contesto sociale e non sia uguale per tuttu. Se il nostro concetto deve essere plasmato da una società bianca, razzista e borghese, eterocis, endosex, allo e amato normata, monogama, binaria, abile, grassofobica, allora no, quel vostro concetto di donna non ci appartiene.

Già ogni giorno noi scioperiamo dai ruoli di genere e dal genere, dall’eterosessualità imposta e compulsiva, dall’amore romantico e romanzato delle principesse, dall’amore monogamo e coppiacentrico.

Oggi scioperiamo e scendiamo in piazza affinché le parole che scegliamo per descriverci servano per creare comunità e costruire una lotta di liberazione comune verso l’autodeterminazione.

Scioperiamo e scendiamo in piazza perché ogni percorso di transizione è unico e non può essere un protocollo transfobico a decidere le sorti delle nostre vite.

Scioperiamo e scendiamo in piazza perché la misoginia si interseca con la transfobia, la lesbofobia, la bifobia, l’afobia e l’interfobia e queste oppressioni tutte insieme vogliamo ridurle in brandelli.

Vogliamo essere libere dalla feticizzazione, dalla stigmatizzazione, dalla medicalizzazione, dalle vostre categorie porno, dal vostro immaginarci incapaci di avere rapporti sessuali, salvo poi averli con voi.

Libere dalla vostra marginalizzazione e dalla vostra invisibilizzazione.

Libere di vivere i nostri corpi, i nostri amori, le nostre vite.

Scioperiamo e urliamo:

Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle frocie che più non hanno voce!

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