Come ogni 8 del mese, e oggi più forte che mai, siamo l’urlo altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce.
Anche questo mese, 10 donne sono state uccise per mano del proprio compagno, marito o conoscente. 10 donne le cui vite, sogni, progetti, relazioni, sono state brutalmente e per sempre interrotte da chi riteneva di avere il diritto di poter decidere per loro, della vita, tanto quanto della morte.
Ogni anno, più di 100 donne vengono uccise da un uomo. Nell’ultimo anno la metà del totale degli omicidi avvenuti in Italia, sono stati femminnicidi.
I dati Istat dimostrano una realtà se possibile ancora più drammatica. Una donna su 3 nella propria vita fa esperienza della violenza maschile: violenza psicologica o economica, abusi, maltrattamenti, molestie per strada o sul luogo di lavoro, stupro.
Le forme della violenza sono infinite, perchè la violenza è strutturale alle relazioni tra i corpi assegnati maschi e i corpi assegnati femmine, ma anche contro coloro che si sottraggono alla norma del genere.
Oggi però, più forte che mai, ci rifiutiamo di essere vittime. Renderci vittime, spaventate e isolate, costringerci al silenzio e alla paura, è infatti il modo in cui la violenza maschile e patriarcale continua a condizionare le nostre vite.
Noi, al contrario, siamo qui per gridare che siamo forti, che siamo agguerrite, che siamo spesso anche vulnerabili, ma insieme alle altre troviamo le risorse e le energie per riconoscere la violenza, e contrastarla.
Non vogliamo più avere paura. Non vogliamo più permettere a qualcun altro di condizionare le nostre vite. Non vogliamo guardarci continuamente le spalle, avere il terrore che non saremo credute, che ci verranno tolti i figli perchè siamo noi a condizionare il loro giudizio. Non vogliamo più che l’amore sia confuso con la violenza. Perchè quando è violenza, non può mai essere amore.
Vogliamo avere potere su noi stesse. Vogliamo scegliere, desiderare, cambiare. Vogliamo che il nostro no sia un no. Vogliamo esprimere il bisogno, tanto quanto il limite, che non può essere oltrepassato. Vogliamo che quando denunciamo una violenza, questa venga creduta. Vogliamo che quando denunciamo una violenza, sia l’aggressore a pagarne le connseguenze, e non ancora una volta noi, nei tribunali, nella famiglia, o nella nostra rete sociale. Crediamo alle nostre sorelle, e crediamo alle nostre sensazioni, quando queste ci dicono che ciò che viviamo è un abuso.
Per ognuna che non c’è più, per ognuna che manca, per ognuna che ha dovuto vivere e morire, per ognuna che non è sopravvissute alla violenza maschile gridiamo: non una morte di più, non una sorella di meno!
Oggi è Lotto marzo, oggi se ci fermiamo noi si ferma il mondo!
Oggi scioperiamo perché insieme siamo più forti, perché vogliamo rompere l’isolamento della violenza maschile dentro e fuori casa, per le strade di notte e di giorno, nei posti di lavoro come nei luoghi della formazione e in ogni ambito delle nostre vite.
Oggi scioperiamo dalla competizione, dalla produttività ad ogni costo e dalla precarietà esistenziale, dai lavori sfruttati, in nero e sotto pagati e da un presente che ci vorrebbe mute, sole e senza diritti.
Scioperiamo perché per vivere è necessario avere le risorse materiali: una casa, un lavoro dignitoso, orari di lavoro compatibili con la vita, luoghi di lavoro decenti, nei quali non essere esposte a molestie e discriminazioni.
Per vivere è necessario anche avere diritti. Diritto a riprodursi o non riprodursi, diritto che i propri figli siano riconosciuti, che siano famiglie eterosessuali, lesbiche o omosessuali, diritto alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, per uomini, donne e persone LGBTQIA+.
Vogliamo rivendicare tanto i diritti quanto il cambiamento di un sistema economico che ci rende perennemente subalterne, impoverite, o esaurite dal doppio carico di lavoro. Un sistema economico che ci divide e ci isola, impedendo le denunce, l’auto-organizzazione e la possibilità di lottare insieme per cambiare le condizioni di vita e di lavoro.
Oggi ci liberiamo tutte insieme dal carico mentale del lavoro domestico e familiare, un lavoro sempre gratuito e sempre invisibile, in case sempre più attraversate dalla violenza patriarcale. Oggi ci assentiamo dai nostri lavori riproduttivi e produttivi e dai ruoli imposti di madre, moglie, fidanzata perfetta, amante, confidente, psicologa improvvisata, lavoratrice.
Oggi non laveremo i tuoi calzini, oggi non prepareremo la cena, oggi non risponderemo alle email del capo, oggi non sorrideremo all’ennesima battutina sessista del collega perché guai ad alzare la testa, oggi non sosterremo l’idea brillante del superiore e sempre oggi ci riprenderemo tutte insieme tutto quello che ci spetta.
Scioperiamo e interrompiamo tutte le occupazioni: Lotto marzo è il nostro giorno di festa e di lotta, non una di meno!