A Firenze è nata ALTEA!

A Firenze è nata ALTEA, Assemblea Lavoro Transfemminista e Anticapitalista, a cui partecipano Nonunadimeno Firenze, i sindacati di base CUB e COBAS Scuola, singole persone o attive in diversi collettivi del territorio.

ALTEA nasce in risposta dell’esigenza di parlare di sicurezza, di precariato, di sfruttamento, di reddito assumendo una prospettiva di genere, perché troppo spesso quando si parla di lavoro veniamo invisibilizzatə in un universale maschile che non tiene conto degli ostacoli specifici che il mondo dell’occupazione riserva principalmente alle persone socializzate come donne, alle persone queer e a tutte le identità marginalizzate.

Vogliamo parlare di sicurezza, di molestie e di violenza sui luoghi di lavoro e di come prevenirle. Vogliamo riscattare tutti quei lavori essenziali, sfruttati, precari e invisibilizzati, a partire dal lavoro di cura, da sempre delegato principalmente al genere femminile e per il quale sono oggi sempre più sfruttate anche le persone migranti.

QUALCHE DATO:

Il tasso di occupazione femminile è il più basso tra i ventisette paesi dell’Unione Europea e molto distante dalla maggior parte dei paesi. Anche il gap di genere del tasso di occupazione è quasi doppio rispetto alla media Ue (17,4 punti contro 9,1 punti.

Secondo l’ISTAT, le donne che possono contare su un lavoro standard (dipendente a tempo indeterminato o autonomo con dipendenti, part-time per scelta) sono poco più della metà delle occupate (53,9%), contro il 70% degli uomini. Più vulnerabili le lavoratrici giovani, quella residenti nel Sud, con bassa istruzione, migranti. Un’elevata quota di vulnerabilità si osserva nel settore alberghiero e della ristorazione (41,2%), caratterizzato da una forte presenza di giovani, e quello dei servizi alle famiglie (36,8%), ad alta concentrazione di donne e di lavoratrici straniere; inoltre negli altri servizi collettivi e personali (29,0%) e nell’istruzione (21,5%), anch’essi con una forte incidenza di occupazione femminile.

Il carico familiare rappresenta per molte madri un motivo di rinuncia all’attività lavorativa, soprattutto quando ci sono bambini in età prescolare: tra i 25 e i 34 anni, meno della metà delle madri risulta occupata [1].

2 donne su 3 hanno subito atteggiamenti sessisti e discriminatori sul posto di lavoro. Il 37% delle donne dopo le violenze sul lavoro ha sperimentato burnout, stress, ansia o depressione e in molti casi le vittime si vedono costrette a lasciare il lavoro (il 25% del campione intervistato ha dato le dimissioni e il 14% è stato licenziato dopo aver subito violenze sul lavoro) [2].

Circa il 34% delle persone omosessuali e bisessuali riporta di aver subito discriminazioni sul posto di lavoro, e 61,2% delle persone intervistate riferisce di evitare di fare riferimento alla propria vita privata e di tenere celato il proprio orientamento sessuale per evitare discriminazioni o molestie [3].

In un’indagine condotta dall’ISTAT su persone trans e non binarie, il 46,4% di rispondenti riporta di non aver partecipato a un colloquio o di non aver presentato domanda per un lavoro, pur avendone i requisiti, perché la propria identità di genere ne avrebbe condizionato negativamente l’esito. Inoltre, quasi 8 su 10 delle persone occupate hanno sperimentato insulti o molestie legate all’orientamento sessuale o all’identità di genere [4].

[1] https://www.istat.it/notizia/rapporto-cnel-istat/

[2] dati INAIL febbraio 2025, in “Andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali”

[3] https://www.secondowelfare.it/primo-welfare/lavoro/orientamento-sessuale-1-persona-su-3-subisce-discriminazioni-sul-luogo-del-lavoro/#:~:text=18%20Settembre%202023-,Orientamento%20sessuale%3A%201%20persona%20su%203%20subisce%20discriminazioni%20sul%20luogo,discriminate%20nel%20mondo%20del%20lavoro.

[4] https://www.istat.it/comunicato-stampa/discriminazioni-lavorative-nei-confronti-delle-persone-lgbt-anno-2023/

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