ABORTO: VOGLIAMO TUTTO, E LO VOGLIAMO SUBITO

Una delle rivendicazioni al centro del nostro movimento è sempre stata quella dell’aborto libero, sicuro e garantito. In questo clima politico fascista e misogino, siamo sempre più preoccupat* che ci vengano negati i diritti di autodeterminazione sui nostri corpi che ci siamo conquistate pezzetto per pezzetto, a partire dal varo della 194 del 1978.

L’obiezione di coscienza e la presenza dei movimenti antiscelta rappresentano una minaccia costante anche qui in Regione Toscana. L’obiezione di coscienza viene, infatti, spesso utilizzata come ricatto o come gettone per fare carriera, a scapito della vita delle donne e persone non binarie che intendono abortire.

Secondo l’ultimo rapporto del Ministero della Salute riferito al 2022,  la quota di ginecologi obiettori risulta pari al 60,5%. In Italia sarebbero 72 gli ospedali che hanno tra l’80 e il 100 per cento di obiettori di coscienza tra il personale sanitario. Il Molise rappresenta tuttora un caso emblematico con un unico medico non obiettore in tutta la regione per questo costretto a rimandare di anno in anno il suo pensionamento. Senza andare troppo lontano, nella nostra Toscana l’Ospedale di Careggi presenta il 63% di ginecologi obiettori, Borgo San Lorenzo il 70%, l’Ospedale Unico di Versilia il 77%. Anche se a Firenze di fatto è possibile abortire,ci troviamo spesso di fronte a episodi di ostruzionismo, vittimizzazione e giudizio.

La Legge 194 prevede, sì, la possibilità per i medici di ricorrere all’obiezione di coscienza ma, al contempo, pone anche  l’obbligo alle Strutture di garantire il servizio. E’ questo diritto alla continuità ed alla garanzia del servizio dell’IVG che non è invece diffusamente tutelato, permettendo così  ai medici di arrogarsi il diritto di decidere sulle nostre vite.  Un medico che vuole fare il ginecologo non dovrebbe permettersi di scegliere se fare IVG o no. Chiediamo di allontanare dalle carriere mediche ginecologiche e dai reparti di ginecologia gli obiettori di coscienza e rendere le carriere in ginecologia subordinate alla disponibilità ad effettuare ivg : non vogliamo più affidare i nostri corpi a persone che negano il diritto di scegliere sulle nostre vite!

Inoltre, i cosiddetti movimenti provita –  impropriamente così chiamati ma che noi chiamiamo antiscelta – grazie al decreto PNRR voluto dal governo Meloni, stanno provando in tutta Italia a creare delle stanze dell’ascolto per obbligare a non abortire. La Regione Toscana ha dichiarato che non entreranno nei nostri consultori. Noi vogliamo che questa non rimanga una semplice dichiarazione ma che sia un punto fermo delle politiche della Regione Toscana attraverso una legislazione ad hoc che garantisca lo sbarramento ai gruppi antiscelta nei consultori e ospedali.

L’aborto farmacologico è stato finalmente generalizzato in Toscana fino alla 9a settimana. Le linee guida Speranza auspicavano la somministrazione delle pillole direttamente nel consultorio per renderlo maggiormente accessibile. Qui a Firenze ci sono due strutture che gestiscono l’IVG farmacologica ma il numero di accessi in alcuni casi, fra tutti i documenti e le analisi richiesti, sono persino 6. Vogliamo limitare ad uno il numero di accessi alle strutture sanitarie per effettuare IVG. Vogliamo poter scegliere, in quanto persona gestante, se assumere la seconda pillola in struttura o casa, vogliamo poter ricorrere direttamente al consultorio più vicino alle nostre case: l’auto-somministrazione della pillola rappresenta per noi un importante gesto di autodeterminazione sui nostri corpi.

Vogliamo anche che vengano superate le discriminazione per alcune categorie di persone gestanti, ad esempio le donne straniere alle quali viene negato il servizio se prive di documenti o alle quali vengono richieste delle cifre esorbitanti per la prestazione sanitaria.

Dobbiamo inoltre sottolineare che le donne cisgender non sono le uniche che possono aver bisogno di abortire. Per le persone transgender, non binarie e intersessuali con capacità gestazionali l’accesso al servizio può risultare ancora più difficile. Manca la formazione del personale sanitario a riguardo e si arriva spesso, paradossalmente, alla negazione del diritto alla interruzione della gravidanza per le persone trans con utero ma con una “M” sui documenti, per i quali l’accesso non è neanche previsto dai protocolli sanitari.

Vogliamo che l’accesso ai servizi sociosanitari e il diritto alla salute e al welfare, anche sessuale e riproduttiva sia di carattere universalistico e incondizionato; vogliamo che questi servizi siano rispettosi dell’autodeterminazione delle differenti soggettività: includendo quindi, oltre le migranti, anche per le persone trans, non-eterosessuali (LGBTQIA+), disabili, donne in strutture limitative della libertà personale (incluso l’accesso alle cure ormonali alle persone transessuali) e sex workers.

Infine vogliamo rimettere i consultori al centro della salute sessuale e riproduttiva così come concepiti originariamente dalla Legge 405/75. La regione Toscana  negli ultimi anni ha sempre più privatizzato il servizio sanitario, ha completamente smantellato il capillare sistema consultoriale sul territorio toscano. I consultori sono diventati dei poliambulatori completamente inservibili per le esigenze di prevenzione in ambito ginecologico e di accesso all’IVG eliminando l’accesso diretto anche per consultori giovani,  ed introducendo tempi di attesa su diversi servizi di almeno 3 mesi.

Vogliamo che la contraccezione venga riconosciuta come gratuita a livello universale, non circoscritta a determinate fasce di età e di reddito.

Vogliamo risignificare i consultori come spazi politici, culturali e sociali oltre che come servizi socio-sanitari,vogliamo che diventino luoghi di scambio fra donne e soggettività non binarie dove poter discutere liberamente delle scelte che attraversano i nostri corpi, di consenso e di piacere!

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