Cosa è il lavoro per noi?
Gabbia o libertà?
Il lavoro è una gabbia: il nostro lavoro, spesso precario, povero e sottopagato, non ci aiuta per vivere ma basta appena per sopravvivere.
Il lavoro è libertà: le donne senza lavoro hanno più difficoltà a liberarsi dalla violenza in quanto non hanno un reddito sufficiente per essere indipendenti economicamente.
Vogliamo la garanzia di un reddito per le donne in uscita dalla violenza, in quanto non hanno un reddito sufficiente per essere indipendenti economicamente.
Sfruttamento o Missione?
Il lavoro è sfruttamento: il gap salariale per cui le donne guadagnano in media 8000 euro in meno degli uomini ci fa sentire sfruttate. La parità è troppo spesso solo formale.
Il lavoro è una missione? Il lavoro sociale ci viene dipinto come una missione, femminilizzato e comunque non riconosciuto, come il lavoro nella sanità , nell’educazione e di cura.
Vogliamo il tempo libero, tempo per NOI. Spesso è difficile pensarlo e agirlo, dato che viene impegnato dal lavoro familiare di cura.
Ricatto o Diritto?
Il lavoro è un ricatto: non sempre possiamo sceglierlo, spesso è un ricatto, perché ci serve per essere indipendenti economicamente. I sindacati si occupano soprattutto di chi il lavoro ce lo ha già, e precari3 e lavorator3 autonom3 non ottengono supporto. Vogliamo ricordare in particolare l3 migranti che subiscono maggiormente il ricatto di dover accettare qualunque tipo di lavoro, anche in nero.
Il lavoro è un diritto: nella nostra costituzione si legge all’Articolo 37: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità` di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”. Sempre più donne, al primo o al secondo figlio sono costrette a ritirarsi dal mondo del lavoro. La motivazione prevalente è legata alla necessità di potersi dedicare alla cura dei figli dato che lo stato non offre un supporto adeguato ai genitori. A fine 2023 il governo Meloni ha tagliato oltre 100.000 posti negli asili nido, che dovevano essere finanziati dal PNRR.
Vogliamo più posti nei nidi, vogliamo che si aumenti il fondo nazionale sui bambini da 0 a 6 anni.
Delusione o passione?
Il lavoro è una passione: quando facciamo un lavoro che ci piace, ciò rappresenta una possibilità di gratificazione personale, diventa un elemento fondamentale della nostra identità. Quando la nostra attività viene riconosciuta economicamente e socialmente allora il lavoro è una passione.
Il lavoro è una delusione: quando il nostro contributo viene minimizzato, e non viene riconosciuto. Ma soprattutto quando subiamo molestie e violenze sul posto di lavoro, e spesso è difficile denunciarle dato il ricatto che come lavoratrici subiamo.
Vogliamo uno spazio sicuro in ogni azienda, in ogni fabbrica, in ogni università per denunciare le violenze sul posto di lavoro. Vogliamo che la sicurezza sul luogo di lavoro includa anche l’essere sicure di non essere molestate.
Vita o morte?
Il lavoro è vita: “Lavoro è vita, lo sai, e senza quello esiste solo paura e insicurezza”, diceva John Lennon. E per lavoro non intendiamo solo retribuzione. Intendiamo occupazione, collocazione in un tessuto sociale, realizzazione personale, crescita, poter vivere secondo i nostri valori di sorellanza, solidarietà, condivisione.
Il lavoro è morte: sul lavoro e di lavoro si muore. Nel 2024 ci sono state 1090 vittime sul lavoro, nel 2025 siamo già a 108 morti! E’ inaccettabile continuare a morire sui posti di lavoro!
Vogliamo formazione, vogliamo stipendi giusti, vogliamo che la sicurezza non sia solo uno slogan, vogliamo che i lavoratori e le lavoratrici vengano regolarizzati, che non ci sia spazio per lo sfruttamento.
Con lo sciopero transfemminista dell’8 marzo vogliamo rendere visibili e dare riconoscimento a tutti quei lavori essenziali, sfruttati, precari, non riconosciuti come tali, e trovare insieme pratiche di lotta che consentano l’astensione dal lavoro – da ogni forma di lavoro, a cominciare da quello di cura nei contesti famigliari, dato per scontato.
Su questi temi vogliamo intraprendere un percorso, anche al di là dell’8 marzo. Per parlarne e costruirlo insieme convochiamo un’assemblea pubblica mercoledì 19 alle h20 in via Fiesolana 2b. Invitiamo lavorator3, precar3, disoccupat3, sindacati, collettivi.