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Spaesamento

Oggi a Roma, per il settimo anno consecutivo, siamo felici di essere tornate a camminare con tutte le nostre sorelle e compagne.
Di fronte alla guerra, alle bombe, al governo neofascista, al numero drammatico di femminicidi e transicidi, ai respingimenti delle persone migranti, alle condizioni di lavoro e di vita sempre più spaventose, ci siamo sentite spesso smarrite e senza parole.
Viviamo un mondo che ci costringe all’individualismo, all’isolamento: ognuna per sé, con i suoi problemi, le sue paure, le sue preoccupazioni, mentre tutto si sgretola intorno.

Abbiamo sentito ancora più forte il peso dell’isolamento e della paura in questi mesi, quando l’asticella dello scontro sui nostri corpi e tutto intorno si è alzata spaventosamente.
Più la situazione peggiorava e più ci siamo sentite paralizzate e sole. Per questo in piazza oggi portiamo il bisogno smisurato di ritrovarci tutte insieme, spalla contro spalla, ad essere marea.

Perché la solitudine ci toglie le parole, e perché nella solitudine prolifera la violenza di genere, a tutti i suoi livelli.
Nelle guerre, nelle torsioni reazionarie dei governi, nella riduzione degli spazi di movimento la violenza maschile contro le donne e la violenza di genere esplode, proprio perché è strutturale.
Abbiamo bisogno di ritrovare le parole, di ritrovare le sorelle, di costruire una risposta all’altezza dell’attacco in corso.
Una risposta collettiva, una risposta oceanica, una risposta femminista!

 

Sessismo democratico

Non vogliamo farci ingannare. Quando ci sembra che qualcosa di assolutamente nuovo stia succedendo, non ci crediamo.
Certo, a tratti peggiorano, ma il patriarcato e il sessismo sono l’asse portante della democrazia, e nessuno si è salvato.
Sappiamo che siamo noi, donne, lesbiche, persone trans e non binarie a pagare il prezzo più caro del neoliberismo, a reggere col lavoro non pagato, a vivere le conseguenze della violenza che organizza il mondo, e anche i governi

Non ci stupisce Giorgia Meloni quindi, non ci stupisce la ministra Roccella, non ci stupisce la modifica della legge 194 e la richiesta di riconoscimento di capacità giuridica dell’embrione, non ci stupiscono le navi delle ONG a cui viene vietato l’attracco.

Non ci stupiscono, ma ci riempiono di una rabbia feroce, per cui gridiamo ancora più forte: i governi neofascisti sono figli del patriarcato.
Le politiche pubbliche sessiste sono figlie del patriarcato.
Il sovranismo, la chiusura dei confini nazionali, dio patria e famiglia, sono figli del patriarcato.
E noi siamo sempre dalla stessa parte: quella anticapitalista, quella antifascista, quella femminista!

 

Solidarietà – rabbia – sorellanza

Ancora una volta, la nostra risposta contro la violenza è una risposta di rabbia, di solidarietà, di sorellanza, di amore
Continuiamo a sentire la rabbia perchè non possiamo godere del privilegio di non farlo: nelle relazioni, sui posti di lavoro, nei governi, nelle istituzioni, negli ospedali, nelle scuole, nella città, nelle guerre, vige ancora la cultura dell’abuso e dello stupro, e ne viviamo tutte le conseguenze.

La rabbia però ci spinge a cercare le sorelle: solo con le altre possiamo costruire strumenti, non sentirci sole, uscire dalla spirale della violenza, non cedere ai ricatti, affermare le nostre scelte, decidere la strada per l’autodeterminazione.
Le sorelle non sono solo le nostre compagne.
Sono tutte coloro che incrociamo, con cui stringiamo rapporti, costruiamo progetti, inventiamo soluzioni collettive a problemi individuali, che non sono mai solo individuali.
Per questo abbiamo bisogno di moltiplicare la solidarietà. Moltiplicare i laboratori, gli sportelli di aiuto, i centri anti violenza, le case rifugio, gli spazi femministi, le consultorie.A Firenze lo abbiamo fatto con Greta, lo sportello di accompagnamento all’aborto, e cerchiamo di farlo ogni volta che qualcuna ci dice: ho paura, ho bisogno, ho desiderio, ci siete?
E noi ci siamo e ci vogliamo essere.
Perché la rivoluzione è lenta e non lascia indietro nessuna. E la nostra rivoluzione è rabbiosa, collettiva, e femminista!
Non una di meno!

 

Morte

A gridare per le strade di Roma oggi siamo in tante, ma non siamo tutte.
Dove cado io, ci sei tu, scriveva Marti.
Per ogni persona di noi che è caduta, per ognuna che non c’è, vogliamo esserci noi, tutte insieme, ancora più forte.
Conosciamo la violenza, conosciamo il dolore, e nostro malgrado, abbiamo dovuto conoscere anche la morte delle nostre compagne e sorelle.
La morte nelle nostre relazioni femministe ci taglia via un pezzo.Quando riguarda una, riguarda tutte, e così anche la malattia e la morte non riguardano una, ma riguardano tutte.
Il dolore della perdita ci ha spesso ammutolite.
Anche quello, ci ha fatto sentire smarrite. Eppure quel dolore vogliamo trasformarlo in rabbia, in desiderio, e nell’amore che ci unisce, mentre camminiamo insieme.
Alla nostra luna che muove le maree, a Marti, a Fiore e a ogni compagn che manca, a tutte quelle che non sono sopravvissute alla violenza maschile e di genere, vogliamo gridare: siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce!
Ciao Pat!

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