Vogliamo giustizia da vivə, non ergastoli da mortə

Lo scorso 8 marzo il governo – di estrema destra – ha approvato l’introduzione del reato di
femminicidio, con la conseguente pena dell’ergastolo. Sappiamo che le pene, di per sé,
non risolvono i problemi. Nel caso della violenza di genere, solo l’educazione al rispetto e
al consenso, tuttora assente (e osteggiata dal governo), può permettere di eradicare le
radici della violenza.
Sappiamo anche che se pure le pene esistono, ma la cultura patriarcale rimane invariata,
tale cultura continuerà a riflettersi nell’operato delle forza dell’ordine, dei servizi sociali, dei
media, dei tribunali. Per questo chiamiamo a un presidio giovedì 27 marzo, di fronte all’ingresso del Tribunale di Firenze, alle 08:00 del mattino, per ribadire che:
● Chi denuncia la violenza non può diventare l’imputata. A essere sotto processo nei tribunali invece che l’uomo violento è spesso la donna che denuncia
● Sorella non sei sola: crediamo a chi denuncia
● I tribunali sono luoghi di vittimizzazione secondaria, e solo un’adeguata formazione formazione specifica per tutte le forze dell’ordine, per le/i legali, i/le CTU (consulente tecnico d’ufficio) e per la magistratura sui temi della violenza di genere e che sia progettata e realizzata in collaborazione con i Centri Antiviolenza
● Non è possibile che quando una madre si allontana da un uomo violento, si utilizzi la PAS (Sindrome di alienazione parentale) per attaccare la donna, costringendo le/i figlie/i a vedere il padre
● Vogliamo giustizia da vive, non ergastoli da morte
● Per fare un violento ci vuole un villaggio, e per smantellare la violenza servono percorsi di sensibilizzazione collettiva
Lotto è tutti i giorni. Non bastano leggi esemplari, col solo fine di propaganda. Serve cambiare tutto, e cambiarlo adesso