Fatta la legge (da 40 anni) e trovato l’inganno: troppi sono gli aspetti non applicati della legge 194, che garantisce il diritto all’aborto. Anche in Toscana, tra il dilagare dell’obiezione di coscienza e la mancanza di protocolli snelli, le donne e le persone gestanti che intendono interrompere la gravidanza si trovano in un percorso ad ostacoli. Ci siamo ritrovate in piazza per chiedere più soldi alla rete dei consultori, ed evitare che tali fondi vadano alle reti degli antiabortisti! Ci siamo ritrovate per chiedere l’applicazione delle nuove linee guida per l’aborto farmacologico, con la riduzione del numero di accessi!
Qui il nostro intervento
Nel giugno 2020 la Giunta della Regione Toscana adottava la Delibera n.827 aprendo la possibilità di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza tramite strutture ambulatoriali e consultoriali senza recarsi in ospedale. Eravamo alla fine della prima ondata pandemica e la semplificazione delle procedure di accesso all’IVG è sembrata una svolta per i nostri governatori sia in termini di risparmio che di visibilità. L’allora presidente Enrico Rossi non mancò di ribadire il primato della Regione Toscana sulle altre regioni italiane nell’introduzione dell’aborto farmacologico e della somministrazione della Ru486 al di fuori dell’ospedale.
La realtà dei nostri territori ci racconta uno scenario molto diverso da quello che ci dicono le istituzioni. Durante il primo lockdown come Non Una di Meno Firenze abbiamo istituito un servizio di accompagnamento all’aborto per aiutare coloro che desideravano accedere all’Interruzione di Gravidanza nel deserto di informazioni sul percorso causato dalle mutate condizioni di accesso ai servizi sanitari. Se l’accesso al farmacologico si era oltremodo complicato per i ritardi per ottenere il certificato medico attestante la gravidanza, per accedere all’aborto chirugico invece per diversi mesi ci si è dovuti rivolgere ad una clinica privata nell’interland di Vinci neache raggiungibile con i mezzi pubblici, come se abortire dovesse essere una punizione divina.
Nei mesi abbiamo monitorato l’erogazione dei servizi sul territorio fiorentino e abbiamo potuto constatare che, nonostante le delibere e le passarelle istituzionali, l’accesso all’aborto farmacologico presenta tuttora numerose criticità che rendono la Regione Toscana largamente inadempiente.
- I CONSULTORI SONO SEMPRE PIÙ INACCESSIBILI
Fiori all’occhiello della legge 194, i consultori si sono ormai svuotati della centralità originaria per la salute sessuale riproduttiva diventando attualmente dei poliambulatori. Nonostante la citata delibera della Regione Toscana stabilisca il potenziamento del ruolo dei consultori per l’accesso all’IVG, l’abolizione dell’accesso diretto (ad accezione dei consultori giovani) e la conseguente introduzione della prenotazione tramite CUP, li rendono inservibili, dal momento che sappiamo che spesso l’aborto è una corsa contro il tempo.
- L’OBIEZIONE DI COSCIENZA CONTINUA AD OSTACOLARE L’IVG: dati aggiornati su obiezione riportano che i ginecologi obiettori a Careggi rappresentano il 68%, a Borgo San Lorenzo il 70%.
- IL FARMACOLOGICO NON VIENE SEMPRE PRESCRITTO ENTRO LE 9 SETTIMANE
Non tutte le strutture della Regione Toscana rispettano le più recenti Linee di indirizzo del Ministero della Salute che prevedono il ricorso al farmacologico fino a 63 giorni pari a 9 settimane compiute di età gestazionale. Ci sono arrivate segnalazioni che presso l’azienda ospedaliera Palagi non viene fatta accettazione per utenza a più di 7 settimane di gestazione.
- GLI ACCESSI PER L’IVG SONO TROPPI e LE STRUTTURE SONO POCHE
L’accesso all’IVG è sempre di più un percorso ad ostacoli: in tempi pandemia quando i passaggi dovrebbero essere semplificati, abortire comporta accedere alle strutture sanitarie a più riprese per ciascuna delle seguenti prestazioni sanitarie: analisi delle urine, certificato medico attestante la gravidanza, accettazione, prima somministrazione, seconda somministrazione e visita di controllo, questo significa recarsi presso i presidi sanitari ben 7 volte. Inoltre, le strutture abilitate per IVG farmacologico in seguito alla delibera sono rimaste le poche strutture ospedaliere già presenti costringendo le donne e persone gestanti delle periferie a lunghi e ripetuti spostamenti.
- LA DEGENZA è LESIVA DELLA DIGNITA’ DELLE DONNE E PERSONE GESTANTI
In seguito alla somministrazione della seconda pillola non sempre il periodo di osservazione viene svolto in locali adeguati lasciando le donne e persone gestanti in sala d’aspetto insieme a partorienti.
- NON VENGONO FORNITE SUFFICIENTI INFORMAZIONI PER GESTIRE L’ESPULSIONE
Le donne e persone gestanti vengono spesso lasciate in sala d’aspetto prive di informazioni su come dovrebbe avvenire l’espulsione del materiale organico e su come accorgersi se è in corso un’emorragia. La situazione può diventare maggiormente critica se dopo qualche ora di osservazione l’utente viene dimessә senza aver completato l’espulsione, dovendo gestire questo momento in solitudine a casa e senza riferimenti.
PER TUTTE QUESTE RAGIONI CHIEDIAMO:
- Una riduzione degli accessi per affettuare l’aborto farmacologico e in particolare la possibilità di effettuare un unico accesso con assunzione della seconda pillola a casa con necessaria e continuativa assistenza in telemedicina da personale formato. La persona gestante deve poter tuttavia avere la facoltà di scegliere, se lo preferisce, di essere inserita in regime di day hospital con la garanzia di strutture adeguate e rispettose della propria dignità.
- Un ampliamento del numero delle strutture dove poter accedere all’ IVG con un reale passaggio delle competenze a tutti i consultori per assicurare un accesso capillare su tutto il territorio.
- Di uniformare i protocolli IVG delle varie strutture sanitarie sul territorio toscano con accesso garantito per il farmacologico fino alle 9 settimane di gestazione e abolizione della settimana di ripensamento.
- Di assicurare una formazione specifica del personale medico sul trattamento e somministrazione della RU486 in modo da assicurare l’attraversamento dell’aborto da parte della donna/persona gestante nel modo più rassicurante e trasparente possibile.
- Di allontanare dalle carriere mediche ginecologiche e dai reparti di ginecologia gli obiettori di coscienza: non vogliamo più affidare i nostri corpi a persone che negano il diritto di scegliere sulle nostre vite!
- Una ricollocazione dei 195.000 euro inizialmente affidati dalla Regione Toscana alle associazione antiabortiste per potenziare i consultori per aumentarne il numero e dislocazione geografica, farli tornare ad accesso diretto e con orari di apertura per visite più ampi accorciando le liste di attesa che sono ormai di settimane o mesi.
- Che la contraccezione venga riconosciuta come gratuita a livello universale. È necessario che la distribuzione dei contraccettivi gratuiti previsti dalla Delibera 1251 del 2018 della Regione Toscana in materia di contraccezione e salute sessuale sia universale e quindi non circoscritta a determinate fasce di età e di reddito. Vogliamo ampliare l’offerta della campagna di contraccezione gratuita, al momento talmente ridicola che neanche i consultori stessi se la sentono di pubblicizzare.
- Vogliamo che l’accesso ai servizi sociosanitari e il diritto alla salute e al welfare, anche sessuale e riproduttiva sia di carattere universalistico e incondizionato; vogliamo che questi servizi siano rispettosi dell’autodeterminazione delle differenti soggettività: includendo quindi, oltre le migranti, anche per le trans, non-eterosessuali (LGBTQIA+), disabili, donne in strutture limitative della libertà personale (incluso l’accesso alle cure ormonali alle persone transessuali) e sex workers.
VOGLIAMO UNA SALUTE TRANSFEMMINISTA e INCLUSIVA RISPETTOSA DELL’AUTODETERMINAZIONE DEI NOSTRI CORPI.
VOGLIAMO RISIGNIFICARE I CONSULTORI COME SPAZI POLITICI, CULTURALI E SOCIALI OLTRE CHE COME SERVIZI SOCIO-SANITARI,
VOGLIAMO CHE DIVENTINO LUOGHI DI SCAMBIO FRA DONNE E SOGGETTIVITÀ NON BINARIE DOVE POTER DISCUTERE LIBERAMENTE DELLE SCELTE CHE ATTRAVERSANO I NOSTRI CORPI, DI CONSENSO E DI PIACERE
VOGLIAMO ESSERE LIBER3 DALLA SOVRADETERMINAZIONE AGITA DALLE ISTITUZIONI E DAL POTERE MEDICO