All’attenzione del Vicario Prof. Andrea Arnone (sostituto del Magnifico Rettore) e del Senato Accademico tutto,
Siamo studentesse, dottorande, ricercatrici, personale tecnico-amministrativo, professoresse e solidali.
Scriviamo quanto segue per denunciare il profondo livello di discriminazione che, ancora oggi, siamo costrette a constatare sia presente all’interno della nostra università.
Ci rammarichiamo di quanto nel mondo accademico, baluardo di innovazione e cambiamento, si mostri tuttora profondamente radicato quel discrimine sulla linea del genere che storicamente vede noi donne escluse da possibilità culturali e lavorative solo in quanto donne.
Il sistema accademico dovrebbe supportare e premiare le capacità di ogni singolo individuo, valorizzandone le differenze e il portato soggettivo e, in alcuni dei nostri dipartimenti, è palpabile la centralità e il valore che il corpo docenti e l’ateneo tutto danno al significato di concetti come cura. Concetto essenziale affinché il nostro percorso universitario prima e lavorativo poi non sia mera riproduzione di gesti e procedure ma, creazione di rapporti umani e professionali di valore e pienezza. Ebbene come è possibile che proprio in una delle facoltà che più incentra la formazione di studentesse e studenti sul concetto di cura come è quella di Infermieristica, non vi sia alcuna cura nei confronti delle studentesse stesse che la frequentano e, allo stesso tempo, affrontano la maternità? Sì, perché all’oggi essere iscritta a infermieristica a Firenze e portare avanti una gravidanza vuol dire perdere all’incirca un anno e mezzo, se non di più, su un percorso di studi di 3 anni complessivi. Le studentesse vengono punite con il blocco del tirocinio dall’inizio della gravidanza al conseguimento del settimo mese di vita del nascituro e là dove avessero già iniziato a svolgere il monte ore annuale quelle ore effettuate vengono addirittura perse. Questo di fatto blocca la possibilità di frequentare lezioni o dare esami nel semestre o nell’anno successivo.
Non stiamo parlando di un congelamento della didattica ma di una vera e propria espulsione dal mondo accademico che comporta alla studentessa in questione di ritrovarsi matematicamente fuori corso e, là dove è presente, l’automatica perdita della borsa di studio.
Non possiamo continuare a tollerare in silenzio le pressioni che subiamo dal mondo accademico-professionale, che vorrebbero costringerci a scegliere fra diritto allo studio e diritto alla maternità e siamo sconcertate di fronte all’evidenza che, presso il dipartimento di infermieristica, veniamo addirittura punite per il solo fatto di essere donne. Analoghe imposizioni non si riversano sui nostri colleghi maschi quando scelgono la paternità e non vediamo quindi come mai dovremmo continuare a subirle noi.
Non stiamo chiedendo semplificazioni, comprendiamo a pieno la centralità delle ore di tirocinio in una facoltà altamente professionalizzante come quella di infermieristica ma chiediamo soluzioni concrete e immediate affinché la maternità non comporti un’espulsione totale dal mondo accademico. Basterebbero poche accortezze: preservare le ore di tirocinio già effettuate, permettere il completamento del monte ore a partire dal terzo mese di vita del neonato, permettere di seguire le lezioni e di dare esami prima che il tirocinio sia completato, togliere l’obbligo di frequenza alle lezioni dall’ottavo mese di gravidanza al terzo mese di vita del bambino.
Chiediamo quindi a Università degli Studi di Firenze che si applichi immediatamente con deroga speciale quanto richiesto e che, quando si riuniranno gli organi di competenza, si tramuti questa deroga d’emergenza in regolamento standard.
La maternità non è una colpa ma una libera scelta che riguarda solo la donna che la intraprende. Non è possibile continuare a punire le studentesse di infermieristica per questo.
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