La stessa logica di dominio dei corpi e dei territori riguarda la guerra. Scioperiamo dalla guerra come strumento di dominio, di regolazione dei conflitti, e di espressione di logiche geopolitiche maschili e machiste. Esprimere un netto rifiuto della guerra per Non Una di Meno significa rifiutare di schierarsi da una parte o dall’altra di due potenze mondiali in competizione per affermare il proprio potere. Le femministe condannano Putin e un governo invasore che usa la violenza di stato e il nazionalismo con le parole d’ordine di casa, patria e famiglia, ma anche chi in Europa e in Italia strumentalizza questa condanna per fomentare una corsa agli armamenti e giustificare un intervento bellico. L’invio di truppe e/o di armamenti nella zona di guerra non farà altro che alzare il livello dello scontro!
Mentre le sanzioni economico-finanziarie non scalfiscono il potere degli oligarchi russi ma stanno già duramente colpendo la popolazione civile, la guerra russo-ucraina sta rimettendo in discussione il già problematico progetto di rilancio economico europeo, avviato con NextGeneration Eu e con il PNRR. Le sue conseguenze saranno gravi anche in Europa e innescheranno una nuova pesantissima crisi economica globale. A pagarne il prezzo più alto saranno coloro che sono già stati pesantemente colpiti dalla crisi pandemica, le persone più povere, le donne, chi rifiuta i ruoli di genere, le persone migranti bloccate ai confini.
Non Una Di Meno si oppone a chi, anche in Ucraina, utilizza il nazionalismo come strumento di oppressione e discriminazione, e alla logica di un’accoglienza diversificata per i profughi, che ai confini dell’UE respinge o accetta in base al colore della pelle e alla nazionalità di provenienza.
Le femministe esprimono la loro solidarietà a chi sta subendo le violenze della guerra, allə migranti, ucraine e non, che fuggono dalle devastazioni, a tuttə coloro che in Russia si stanno ribellando al governo autoritario di Putin e sfidano la repressione più dura, alle donne ucraine in Italia, spesso costrette a condizioni di sfruttamento e emarginazione dal vincolo del permesso di soggiorno. Lo sciopero femminista e trasfemminista mette anche in discussione le condizioni violente della pace che produce violenza istituzionale, sui confini e gerarchie.
Questa riportata è una parte del comunicato delle compagne femministe russe:
Come cittadine russe e femministe, condanniamo questa guerra. Il femminismo come forza politica non può essere dalla parte di una guerra di aggressione e occupazione militare. Il movimento femminista in Russia lotta per i soggetti più deboli e per lo sviluppo di una società giusta con pari opportunità e prospettive, in cui non ci può essere spazio per la violenza e i conflitti militari.
Guerra significa violenza, povertà, sfollamenti forzati, vite spezzate, insicurezza e mancanza di futuro. Tutto ciò è inconciliabile con i valori e gli obiettivi essenziali del movimento femminista. La guerra intensifica la disuguaglianza di genere e mette un freno per molti anni alle conquiste per i diritti umani. La guerra porta con sé non solo la violenza delle bombe e dei proiettili, ma anche la violenza sessuale: come dimostra la storia, durante la guerra il rischio di essere violentata aumenta di molto per qualsiasi donna. Per questi e molti altri motivi, le femministe russe e coloro che condividono i valori femministi devono prendere una posizione forte contro questa guerra scatenata dalla leadership del nostro paese.
La guerra in corso, come mostrano i discorsi di Putin, è anche combattuta all’insegna dei «valori tradizionali» dichiarati dagli ideologi del governo, valori che la Russia avrebbe deciso di promuovere in tutto il mondo come missione, usando la violenza contro chi rifiuta di accettarli o intende mantenere altri punti di vista. Chiunque sia capace di pensiero critico comprende bene che questi «valori tradizionali» includono la disuguaglianza di genere, lo sfruttamento delle donne e la repressione statale contro coloro il cui stile di vita, autoidentificazione e azioni non sono conformi alle ristrette norme del patriarcato. La giustificazione dell’occupazione di uno stato vicino con il desiderio di promuovere norme così distorte e perseguire una «liberazione» demagogica è un altro motivo per cui le femministe di tutta la Russia devono opporsi con tutta la loro forza a questa guerra.
Le femministe sono una delle poche forze politiche attive in Russia. Per molto tempo le autorità russe non ci hanno percepito come un movimento politico pericoloso, e quindi rispetto ad altri gruppi politici siamo state temporaneamente meno colpite dalla repressione statale. Attualmente più di quarantacinque diverse organizzazioni femministe operano in tutto il paese, da Kaliningrad a Vladivostok, da Rostov-on-Don a Ulan-Ude e Murmansk. Chiediamo ai gruppi femministi russi e alle singole femministe di unirsi alla Resistenza femminista contro la guerra e unire le forze per opporsi attivamente alla guerra e al governo che l’ha iniziata. Chiediamo anche alle femministe di tutto il mondo di unirsi alla nostra resistenza. Siamo tante e insieme possiamo fare molto: negli ultimi dieci anni, il movimento femminista ha acquisito un’enorme forza mediatica e culturale. È tempo di trasformarla in potere politico. Siamo l’opposizione alla guerra, al patriarcato, all’autoritarismo e al militarismo. Siamo il futuro che prevarrà.
Chiediamo alle femministe di tutto il mondo:
– Di partecipare a manifestazioni pacifiche e lanciare campagne offline e online contro la guerra in Ucraina e la dittatura di Putin, organizzando le proprie azioni. Sentitevi libere di usare il simbolo del movimento femminista di resistenza contro la guerra nei vostri materiali e pubblicazioni, così come gli hashtag #FeministAntiWarResistance e #FeministsAgainstWar.
– Di diffondere informazioni sulla guerra in Ucraina e sull’aggressione di Putin. Abbiamo bisogno che il mondo intero sostenga l’Ucraina e si rifiuti di aiutare in alcun modo il regime di Putin.
– Di condividere questo appello con altre. È necessario dimostrare che le femministe sono contrarie a questa guerra e a qualsiasi tipo di guerra. È anche fondamentale far vedere che ci sono ancora attiviste russe pronti a unirsi per opporsi al regime di Putin. Siamo tutte a rischio di persecuzione da parte dello stato e abbiamo bisogno del vostro appoggio.
Insieme alle femministe russe e in tutta Europa, Non una di Meno chiede una cessazione immediata delle operazioni militari, di avviare le politiche di disarmo e di rifiuto dei patti miliari, un trasferimento delle spese militari al welfare, all’istruzione e alla sanità, libertà di movimento e un permesso di soggiorno europeo incondizionato per tutte e tuttx.
L’unica guerra che vogliamo è quella contro il patriarcato!