assemblea nazionale non una di meno


 

SABATO 7 OTTOBRE

Invitiamo riflessioni collettive e individuali a partire da tre domande:
1. CHE COSA CI SPINGE A PARTECIPARE A NON UNA DI MEND – OVVERO CHE DESIBERIO CI MUOVE?
2. CHE COSA CI BLACCA, CI ALLONTANA? COSA PENSIAME RENBA BIFFICILE AVVICINARSI A NUDM? COSA POTREBBE SPINGERE A PARTECIPARE PIÙ ATTIVAMENTE?
3. COSA IMMAGINIAMO/DESIDERIAMO PER IL 25 NOVEMBRE?

  • CI VOGLIAMO VIVƏ : TRA PRATICHE ATTIVE
  • SORELLANZA E CENTRI ANTI VIOLENZA
  •   LABORATORIO LEGALE/GIURIDICO
  •   VIOLENZA ED EBUCAZIONE ALL’AFFETTIVITÀ, ALLA SESSUALITÀ E AL CONSENSO
  •   NARRAZIONI TOSSICHE E CONTRO- NARRAZIONI
  •   SESSISMO NEI MOVIMENTI E NEI LUOGHI DI ELEZIONE
  •   VIOLENZA ECONOMICA
    •   GUERRE SUI CORPI, STRATEGIE PER POSSIBILI

Come, dove, con quale obiettivo specifico vogliamo costruire il 25 novembre?

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8 Marzo 23: No al 41 Bis

Ormai da mesi anche troppo è stato scritto e detto sullo sciopero della fame di Alfredo Cospito, in lotta contro il regime carcerario 41bis e l’ergastolo ostativo.

In quanto femminist* e transfemminist* sentiamo necessario dire con chiarezza che la sua lotta ci coinvolge. Il capitalismo patriarcale, razzista, omolesbobitrasfobico, abilista e rapace che cerchiamo di decostruire dentro di noi e nella società nella quale viviamo è un sistema di potere oppressivo e ritorsivo. Un sistema di potere che pretende di usufruire delle nostre vite, dei nostri corpi e dei territori a proprio piacimento e il carcere ne è una violenta espressione. 

Il 41bis in particolare, annichilente e brutale il cui scopo non è in alcun modo la “rieducazione” del condannat* ma una vera e propria morte in vita.

E adesso che il comitato etico si è espresso cosa dobbiamo aspettarci? Un TSO? Psichiatrizzare le forme di lotta e di dissenso non è nuovo ma non per questo deve smettere di farci inorridire anche solo l’idea. Privare Alfredo Cospito del suo diritto alla lotta, ad una lotta per la vita e per la dignità della vita sarebbe un atto che ha poco da invidiare alle peggiori dittature novecentesche.

Ribadiamo che il 41bis è tortura e stragista è lo stato.

Siamo femminist* e transfemminist* e siamo e saremo sempre vicino a chi lotta contro il 41 bis e ogni forma di reclusione punitiva.

Ad Alfredo Cospito, Anna Beniamino e alle altre persone recluse in lotta per i diritti di tutte e tutti, e per tutte quelle che subiscono restrizioni per aver cercato il bene di molt*. A Cecca, in carcere per aver appeso uno striscione e alle troppe e troppi NoTAV privat* della libertà va la nostra sorellanza. La stessa che esprimiamo alle persone recluse nei Cpr, e a tutte quelle che subiscono la violenza dello stato e dei confini. 

La violenza machista patriarcale è anche di stato e anche questa uccide.

Ribellarsi giusto, ribellarsi è un dovere!

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QUESTA SCUOLA NON CI MERITA 8 marzo 2023

Siamo insegnanti precarie, educatrici, collaboratrici scolastiche, studentesse e attiviste.

Riempiamo le aule e teniamo in piedi un sistema scuola che ormai non ce la fa più.

Siamo la scuola invisibile, che non ha voce, che viene sfruttata dalle cooperative e infantilizzata mortificata dal ministero.

Riconosciamo nell’istituzione scolastica un luogo di riproduzione di quel sistema violento che ogni giorno ci schiaccia e invisibilizza. 

Vogliamo ribaltare completamente l’approccio escludente classista/razzista/di genere/abilista della scuola attraverso le pratiche di femminismo e transfemminismo.

Vogliamo mettere al centro la persona, le relazioni, i corpi, una visione antiautoritaria della società. Lottiamo ogni giorno per una scuola dell’apprendere insieme, della costruzione di capacità di ragionamento, della conoscenza di sé e delle relazioni sane con gli altri. 

Siamo quella scuola che vede chi ha intorno come persona e non come numero. 

Non valorizziamo le invalsi ma l’educazione affettiva e sessuale.

RIfiutiamo il PCTO, che di trasversale ha solo lo sfruttamento utilitarista e capitalista, che ha provocato morti inaccettabili davanti alle quali non si può tacere, perchè scuola non è morte ma conoscenza e vita.

Non vogliamo educare al lavoro ma al ragionamento e all’amore per il bello. 

Per il giusto.

Rifiutiamo la scuola del merito, dell’umiliazione come strumento pedagogico. La pedagogia neoliberale altro non è che la valorizzazione del dominio del più forte a danno del più debole e perchè una società meritocratica è una delirante aristocrazia non è altro che una delirante aristocrazia.

Lottiamo per una giustizia sociale, per la tutela delle differenze e la liberazione dalle diseguaglianze di classe.

Lottiamo perché il mondo della formazione non sia dei prepotenti, nemmeno quando si fanno chiamare Ministri.

Perché la scuola è scuola solo se non lascia indietro nessuno, se sostiene tutte le soggettività marginalizzate, trans e non binarie, condanna e si batte contro la logica del più forte e del prepotente. 

La scuola è e deve essere politica, luogo di confronto, di scambio e di crescita. La scuola non deve riempire le teste di nozioni ma stimolare la costruzione di un pensiero critico che non può che essere antifascista, antisessista e autonomo.

E con buona pace del ministro Valditara continuiamo e continueremo a creare questa scuola ogni giorno.

E non solo, vogliamo un sapere veramente libero dalla violenza patriarcale, dal razzismo, dall’abilismo e dal classismo.

Pretendiamo investimenti e risorse per strutture e personale.

Esigiamo l’educazione sessuale e affettiva in tutte le scuole e che sia affidata alle reti femministe e transfemministe.

Una revisione completa dei programmi didattici ministeriali con l’inserimento degli studi decoloniali e di genere.

Chiediamo a gran voce l’abolizione immediata del PCTO e che si possa veramente parlare di una scuola laica, pubblica e gratuita che sia davvero per tuttə.

L’abolizione dell’autonomia differenziata e la scuola del merito ci disgustano e vogliamo combattere davvero la dispersione scolastica, le disuguaglianze e le povertà educative e non soltanto enunciarlo come succede adesso.

Vogliamo una scuola femminista e transfemminista!

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8 Marzo 23: Intervento guerra 

Ad un anno dall’invasione russa in Ucraina continuiamo a urlare NO ALLA GUERRA!          La guerra è l’espressione più organizzata della violenza patriarcale, opporvisi significa non cadere nella trappola di dover scegliere tra i fronti imposti, tra potenze e nazionalismi in competizione. La violenza di questa guerra si somma a quella degli altri 58 conflitti in corso nel resto del mondo e l’Italia, con la Nato di cui è parte, è coinvolta in ben 42 teatri di guerra.

L’invio sempre più massiccio di armi all’Ucraina, anche da parte del nostro Paese, è una scelta interventista e atlantista che riguarda direttamente anche noi che siamo qui oggi. E’ una scelta che non sta ponendo fine al conflitto ma anzi sta contribuendo a un’escalation, mentre continua ad aleggiare la minaccia dell’utilizzo di armi nucleari.

 Gli effetti globali di questo scenario stanno cambiando le nostre società, incidendo profondamente sulla produzione e sulla riproduzione sociale. Mentre la crisi energetica e l’inflazione pesano sui salari e i costi della vita, l’aumento delle spese militari  fino al 2% del PIL,  richiestoci dalla Nato ed accettato dai nostri governi,  va di pari passo con i tagli su scuola, sanità e welfare. Ci sono territori nel nostro Paese che pagano sempre di più un prezzo altissimo in termini di sudditanza alle basi militari: inquinamento, aumento delle malattie nelle popolazioni limitrofe a basi e poligoni, minaccia nucleare.  

Si investe nella ricerca e produzione di armi e tecnologie, coinvolgendo Istituti di  eccellenza e Università scientifiche ma anche umanistiche chiamate, quest’ultime, ad elaborare ed affinare  ad es. strategie di intelligence, di controllo del territorio e gestione delle popolazioni nei territori occupati, nei teatri di guerra e non solo.Gli stessi piani di transizione ecologica vedono battute di arresto, con i finanziamenti di progetti per  lo sfruttamento di nuove fonti di combustibili fossili inquinanti, piuttosto che per lo sviluppo delle rinnovabili, silenziando le nostre lotte degli ultimi anni.

Chi accumula profitti in questo contesto sono le  grandi fabbriche di armi del nostro Paese come  la Leonardo che  ha visto nel 2022 un aumento del proprio utile netto nel 1* semestre del 50%. Le aziende di Armamenti italiane nel 2021 sono balzate al 4° posto nel mondo per quota di esportazioni di armi e sistemi di arma.                                                        Le armi sono  diventate la nuova eccellenza del Made Italy nel mondo!

La guerra in Ucraina che sta  intensificando la violenza patriarcale e razzista, accelera politiche migratorie sempre più discriminatorie e violente, creando livelli differenti di permessi di accesso alla fortezza Europa che chiude ulteriormente i confini e aumenta i respingimenti per l3 migranti che provengono da altri Paesi anche in guerra. La strage di migranti di Cutro è emblematica di questa discriminazione delle politiche migratorie verso chi proviene dalla rotta balcanica o chi arriva dal Mediterraneo, che è diventatato un cimitero marino.

Questa guerra si nutre e al contempo genera narrazioni che alimentano un clima di paura e assenza di speranza volto a normalizzare l’ennesima emergenza, a giustificare politiche repressive e di controllo sulle nostre vite ed i nostri corpi e a silenziare il dissenso di fronte a un peggioramento delle nostre condizioni di vita.

Ci chiediamo che pace vogliamo affinché non sia una parola vuota al servizio di diversi nazionalismi. 

Siamo un movimento transfemminista transnazionale e rifiutiamo il nazionalismo che alimenta il razzismo e il patriarcato, intensificando la violenza sui migranti con confini militarizzati e chiudendo gli spazi di libertà di donne e persone Lgbtq+ in nome della patria.

Siamo un movimento transfemminista antimilitarista e riconosciamo che la guerra e i suoi apparati sono anche la condizione strutturale del capitalismo ecocida, ne garantiscono la riproduzione e l’affermazione nei suoi momenti di crisi. 

Abbiamo bisogno di un movimento contro la guerra, di una pace che non sia pacificazione.

Siamo con le donne, le persone lgbtiaq+ e le popolazioni che non vorrebbero morire né far morire di guerra, che resistono come possono, che fuggono, che rifiutano la violenza maschile e omolesbobitransfobica, il razzismo, gli attacchi ai diritti sul lavoro e al welfare, la devastazione ambientale, in Ucraina, in Russia, in Polonia, in Italia, in Iran, in Turchia, in Kurdistan, in Palestina, ovunque.

Le guerre non scoppiano, vengono preparate. Lottare per la pace significa per noi lottare per cambiare la società che prepara la guerra come arma per la sua riproduzione.

 

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8 Marzo 23: Intervento violenza maschile sulle donne sulla violenza di genere e su lavoro produttivo e riproduttivo

Come ogni 8 del mese, e oggi più forte che mai, siamo l’urlo altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce. 

Anche questo mese, 10 donne sono state uccise per mano del proprio compagno, marito o conoscente. 10 donne le cui vite, sogni, progetti, relazioni, sono state brutalmente e per sempre interrotte da chi riteneva di avere il diritto di poter decidere per loro, della vita, tanto quanto della morte. 

Ogni anno, più di 100 donne vengono uccise da un uomo. Nell’ultimo anno la metà del totale degli omicidi avvenuti in Italia, sono stati femminnicidi.

I dati Istat dimostrano una realtà se possibile ancora più drammatica. Una donna su 3 nella propria vita fa esperienza della violenza maschile: violenza psicologica o economica, abusi, maltrattamenti, molestie per strada o sul luogo di lavoro, stupro. 

Le forme della violenza sono infinite, perchè la violenza è strutturale alle relazioni tra i corpi assegnati maschi e i corpi assegnati femmine, ma anche contro coloro che si sottraggono alla norma del genere. 

Oggi però, più forte che mai, ci rifiutiamo di essere vittime. Renderci vittime, spaventate e isolate, costringerci al silenzio e alla paura, è infatti il modo in cui la violenza maschile e patriarcale continua a condizionare le nostre vite. 

Noi, al contrario, siamo qui per gridare che siamo forti, che siamo agguerrite, che siamo spesso anche vulnerabili, ma insieme alle altre troviamo le risorse e le energie per riconoscere la violenza, e contrastarla. 

Non vogliamo più avere paura. Non vogliamo più permettere a qualcun altro di condizionare le nostre vite. Non vogliamo guardarci continuamente le spalle, avere il terrore che non saremo credute, che ci verranno tolti i figli perchè siamo noi a condizionare il loro giudizio. Non vogliamo più che l’amore sia confuso con la violenza. Perchè quando è violenza, non può mai  essere amore. 

Vogliamo avere potere su noi stesse. Vogliamo scegliere, desiderare, cambiare. Vogliamo che il nostro no sia un no. Vogliamo esprimere il bisogno, tanto quanto il limite, che non può essere oltrepassato. Vogliamo che quando denunciamo una violenza, questa venga creduta. Vogliamo che quando denunciamo una violenza, sia l’aggressore a pagarne le connseguenze, e non ancora una volta noi, nei tribunali, nella famiglia, o nella nostra rete sociale. Crediamo alle nostre sorelle, e crediamo alle nostre sensazioni, quando queste ci dicono che ciò che viviamo è un abuso. 

Per ognuna che non c’è più, per ognuna che manca, per ognuna che ha dovuto vivere e morire, per ognuna che non  è sopravvissute alla violenza maschile gridiamo: non una morte di più, non una sorella di meno!

Oggi è Lotto marzo, oggi se ci fermiamo noi si ferma il mondo!

Oggi scioperiamo perché insieme siamo più forti, perché vogliamo rompere l’isolamento della violenza maschile dentro e fuori casa, per le strade di notte e di giorno, nei posti di lavoro come nei luoghi della formazione e in ogni ambito delle nostre vite. 

Oggi scioperiamo dalla competizione, dalla produttività ad ogni costo e dalla precarietà esistenziale, dai lavori sfruttati, in nero e sotto pagati e da un presente che ci vorrebbe mute, sole e senza diritti. 

Scioperiamo perché per vivere è necessario avere le risorse materiali: una casa, un lavoro dignitoso, orari di lavoro compatibili con la vita, luoghi di lavoro decenti, nei quali non essere esposte a molestie e discriminazioni. 

Per vivere è necessario anche avere diritti. Diritto a riprodursi o non riprodursi, diritto che i propri figli siano riconosciuti, che siano famiglie eterosessuali, lesbiche o omosessuali, diritto alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, per uomini, donne e persone LGBTQIA+. 

Vogliamo rivendicare tanto i diritti quanto il cambiamento di un sistema economico che ci rende perennemente subalterne, impoverite, o esaurite dal doppio carico di lavoro. Un sistema economico che ci divide e ci isola, impedendo le denunce, l’auto-organizzazione e la possibilità di lottare insieme per cambiare le condizioni di vita e di lavoro. 

Oggi ci liberiamo tutte insieme dal carico mentale del lavoro domestico e familiare, un lavoro sempre gratuito e sempre invisibile, in case sempre più attraversate dalla violenza patriarcale. Oggi ci assentiamo dai nostri lavori riproduttivi e produttivi e dai ruoli imposti di madre, moglie, fidanzata perfetta, amante, confidente, psicologa improvvisata, lavoratrice. 

Oggi non laveremo i tuoi calzini, oggi non prepareremo la cena, oggi non risponderemo alle email del capo, oggi non sorrideremo all’ennesima battutina sessista del collega perché guai ad alzare la testa, oggi non sosterremo l’idea brillante del superiore e sempre oggi ci riprenderemo tutte insieme tutto quello che ci spetta. 

Scioperiamo e interrompiamo tutte le occupazioni: Lotto marzo è il nostro giorno di festa e di lotta, non una di meno!

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8 Marzo 23: queermisoginia e soggettività lesbiche, bisessuali, trans, non binarie

 

Fiocco rosa, per le femminucce. Nasciamo, cresciamo, invecchiamo (spesso non ci è permesso) e moriamo, tutto secondo uno schema già pronto e ben definito.

Siamo educate a non scegliere, a vivere secondo un programma ben definito, appena viene vista una piccola vulva è già tutto deciso: crescerai, costruirai una famiglia come io vorrò e non come tu vorrai o se vorrai, non sarai padrona del tuo corpo e del tuo piacere, sarai pronta per la relazione importante per forza con un uomo a cui donerai tutta te stessa.

Questa è violenza misogina e noi sovvertiamo le norme di genere in maniera rivoluzionaria.

Usciamo dagli schemi, squarciamo e bruciamo il patriarcato, ci nutriamo con ciò che resta di esso.

Siamo donne e soggettività non binarie, alcune di  noi sono trans e intersex.

Siamo lesbiche, bisessuali, pan e poli, asessuali e aromantiche, queer, frocie, frigide e puttane. E in questo mondo di merda che ci vuole mansuete e dedite al nostro uomo, noi rispondiamo con corpi, menti e amori plurimi, liberi, non conformati, autodeterminati.

L’8 Marzo è anche nostro perché se è vero che è la giornata internazionale della donna, è anche vero che è il giorno in cui più di tutti ricordiamo quanto il concetto di donna sia legato al contesto sociale e non sia uguale per tuttu. Se il nostro concetto deve essere plasmato da una società bianca, razzista e borghese, eterocis, endosex, allo e amato normata, monogama, binaria, abile, grassofobica, allora no, quel vostro concetto di donna non ci appartiene.

Già ogni giorno noi scioperiamo dai ruoli di genere e dal genere, dall’eterosessualità imposta e compulsiva, dall’amore romantico e romanzato delle principesse, dall’amore monogamo e coppiacentrico.

Oggi scioperiamo e scendiamo in piazza affinché le parole che scegliamo per descriverci servano per creare comunità e costruire una lotta di liberazione comune verso l’autodeterminazione.

Scioperiamo e scendiamo in piazza perché ogni percorso di transizione è unico e non può essere un protocollo transfobico a decidere le sorti delle nostre vite.

Scioperiamo e scendiamo in piazza perché la misoginia si interseca con la transfobia, la lesbofobia, la bifobia, l’afobia e l’interfobia e queste oppressioni tutte insieme vogliamo ridurle in brandelli.

Vogliamo essere libere dalla feticizzazione, dalla stigmatizzazione, dalla medicalizzazione, dalle vostre categorie porno, dal vostro immaginarci incapaci di avere rapporti sessuali, salvo poi averli con voi.

Libere dalla vostra marginalizzazione e dalla vostra invisibilizzazione.

Libere di vivere i nostri corpi, i nostri amori, le nostre vite.

Scioperiamo e urliamo:

Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle frocie che più non hanno voce!

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8 marzo 23: LA-DEA-S-PUTA

E’ una linguaccia, una smorfia, una risata. 

Perché abbiamo pianto troppo, e adesso vogliamo ridere e tirare fuori la lingua. 

Ci hanno insegnato a mandare giù il rospo, a restare in silenzio, a non dire troppo. A tenere la bocca chiusa. Dobbiamo stare composte, e quando qualcuno ci ferisce, porgere l’altra guancia. Dobbiamo piegare i calzini, mettere via la gonna troppo corta, sopportare la mano del capo sul culo, portare i figli a scuola, ignorare gli insulti mentre prendiamo per mano la nostra compagna per strada, scopare meno, scopare nel modo giusto, non farci pagare per scopare, non abortire, essere una buona madre, lasciar perdere lo schiaffo che ci hanno dato. Di sicuro, siamo noi ad averlo provocato, di sicuro ce la siamo andata a cercare. 

Ma dalle nostre visioni, è nata una dea. Ha spalancato la bocca, e ne è uscita una lingua. Fiotti di sputi colorati, sugli aggressori e i molesti, sulle aspettative e le strade già scritte, su: “allora, a quando un bambino”?

Intorno alla bocca ci siamo sentite splendere. Raggi infuocati, accecanti, espressione della nostra potenza e del nostro Sole. Ma anche fulmine, e strade contorte per le nostre vite devianti e fuori norma. 

Nel Sole, abbiamo visto anche l’ombra. Il buio e la luce, due facce della stessa medaglia. Il buio della perdita e del lutto, l’ombra della violenza, il vuoto, il silenzio e il dolore. La Dea è raggiante, ma è anche scura, perché non c’è gioia e rivoluzione senza memoria. 

Nelle mani ha il pane, la spada, la frutta. Ha l’abbondanza e l’autodifesa, il dono e l’orgoglio, la scarsità e l’abbondanza. La Dea è cura, pericolo, eclisse. 

La bocca che ride e che sputa, non è mai sola. 

Insieme a lei, ci è apparso un bosco. Sono foglie e rami, tronchi d’albero uno accanto all’altro e tutto intorno. E’ ossigeno che respira con altro ossigeno, è un ecosistema che non vive se non siamo insieme, è una foresta di sorelle e di chiome, di capelli nel vento, nell’acqua, nel fuoco. Nel bosco, ci guardiamo le spalle a vicenda. E chi viene troppo vicino, quando abbiamo detto no, meglio cominci a tremare. La Dea è coda di scorpione, e la sua punta è avvelenata. 

La Dea è indecorosa, sconcia-giochi e puttana, la Dea è frocia e favolosa, la Dea non ama scopare e ama scopare con tutt, la Dea è lesbica, bisessuale, trans, non binaria, aspec, intersex,eterosessuale, la Dea è migrante e razializzata, la Dea parla sempre, a proposito, a sproposito, per gioco o per soppravivenza. 

Sputiamo su Hegel e sui maschi che ci spiegano le cose. Sputiamo sui salari da fame, su 4 lavori per 600 euro al mese. Sputiamo sul multitasking. Sputiamo sugli stupri e sulle botte, sputiamo sugli aggressori. Sputiamo sui fascisti e sui pestaggi fuori dalle scuole. Sputiamo sugli anti-abortisti dentro e fuori i palazzi del potere. Sputiamo sull’omofobia, la lesbofobia, la transfobia, la bifobia, l’interfobia, l’afobia. Sputiamo sui confini e sui morti in mare, che non sarebbero dovuti morire. Sputiamo sul 41 bis e le prigioni. Sputiamo sulla Nazione, sulla Patria, su Dio e la Famiglia. 

Sputiamo per la nostra liberazione. 

Tremate, la Dea-S-Puta è nata, tremate, perchè la S-Puta siamo tutte!

 

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8 Marzo 23: Dio patria famiglia, fascismo e noi 

Per il settimo anno consecutivo oggi è sciopero femminista globale!

Quest’anno più che mai sentiamo l’urgenza di essere in piazza coi nostri corpi, con la nostra rabbia e con la nostra gioia.
In una recente intervista in vista dell’8 marzo, il signor presidente Giorgia Meloni sostiene che l’ideologia gender danneggia le donne.
Per quanto ci riguarda, ciò che danneggia le donne continua a essere ogni giorno e in ogni luogo la violenza maschile e di genere, e un mondo strutturato intorno alla costante subalternità delle donne, dei corpi femminilizzati, delle lesbiche, delle persone trans e non binarie.
A danneggiare le donne continua a essere il fascismo, di cui Meloni è espressione, che prevede che le donne siano naturalmente donne, e cioè madri, mogli, silenziose, isolate, meno pagate, doppiamente sfruttate fuori e dentro casa, sempre legate a un destino già scritto.

Contro la violenza strutturale e il fascismo abbiamo solo una cosa da dire: non è la così detta ideologia gender a danneggiarci, ma il genere come criterio di organizzazione della società, che riproduce come norma gli uomini – bianchi, cis, eterosessuali -, e come costola subalterna tutto il resto.
Per questo e per tutto, oggi scioperiamo dal lavoro produttivo e riproduttivo, interrompiamo la produzione di beni e servizi, interrompiamo la catena di aspettative che ci vuole sole e in silenzio, ci sottraiamo alla relazione di potere tra i generi che giustifica e rende invisibili la violenza, ci spogliamo del destino che era stato previsto per noi e facciamo esplodere il nostro desiderio: di donne, di lesbiche, di persone queer, di corpi non conformi e favolosi!

L’8 tutti i giorni perché Dio, patria e famiglia non ci rinchiudano nella gabbia del patriarcato.
L’8 tutti i giorni, per le donne, la vita, la libertà
L’8 tutti i giorni contro chi vuole che io sia madre per forza
L’8 tutti i giorni contro chi mi vuole imporre come vestirmi, cosa fare e cosa pensare.
L’8 tutti i giorni contro la cultura patriarcale che ha portato a capo del governo il signor presidente del consiglio Giorgio Meloni con la sua congrega di neo fascisti di estrema destra.
L’8 tutti i giorni contro chi prende a calci i ragazzi davanti alle scuole per le loro idee
L’8 tutti i giorni per la libertà di scelta se essere madre o no.

L8 tutti i giorni perchè se stiamo insieme, la terra trema!

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COME E DOVE ABORTIRE A FIRENZE

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3-8 MARZO 23: APPELLO PER SETTIMANA ECOTRANSFEMMINISTA

Il 3 e l’8 marzo saremo nuovamente in piazza per scioperare contro la violenza che devasta corpi e territori.

Da alcuni anni i movimenti ecologisti e transfemministi hanno adottato lo sciopero come pratica di lotta, ma quest’anno vogliamo unire i due scioperi in una settimana di mobilitazione ecotransfemminista. Siamo ormai consapevoli del fatto che la violenza contro cui lottiamo è la stessa e ha la stessa origine in un sistema capitalista, antropocentrico e patriarcale che lega in maniera indissolubile lo sfruttamento delle risorse naturali allo sfruttamento dei corpi.

Il 3 e l’8 marzo scioperiamo e ci uniamo in una settimana di mobilitazione tra queste due date perché la nostra lotta è la stessa: non ci può essere giustizia climatica senza giustizia sociale e viceversa!

Non siamo tuttə nella stessa barca. Scioperiamo perché la crisi climatica non colpisce tuttə allo stesso modo, ma amplifica le diseguaglianze già presenti nella società aggravando le condizioni delle categorie marginalizzate e svantaggiate. La pandemia da Covid-19, le cui cause sono profondamente legate alla crisi climatica, ne è stata un’ulteriore conferma: sono state le donne, le persone socializzate come tali e le soggettività LGBTQIA+ a pagare il prezzo più alto della crisi sanitaria.

Scioperiamo perché non vogliamo più mettere il nostro tempo al servizio del lavoro produttivo e riproduttivo, nell’ottica del profitto di pochi sulle spalle di molte. La sopravvivenza di questo sistema economico predatore esige lo sfruttamento di tutte le risorse naturali disponibili e pretende l’obbligo di produrre altre vite, sempre messe a disposizione del lavoro. La transizione ecologica va basata su questi fatti, e non usata da poche compagnie per fare enormi profitti.

Questo è il sistema che noi rifiutiamo.

Scioperiamo perché la crisi climatica è già qui e i suoi effetti materiali sulle nostre vite sono ormai evidentissimi: siccità, inquinamento, crisi energetica e inflazione non sono processi inevitabili, ma il frutto di precise scelte politiche ed economiche.

Scioperiamo perché non vogliamo essere sempre noi a pagare il prezzo più alto. Vogliamo città dove l’accesso ai servizi sia garantito a tuttə, in cui il trasporto pubblico sia diffuso e gratuito; città in cui non ci si ammala per l’aria che respiriamo e in cui non si muore per le temperature eccessive; dove essere liberə di muoverci e di vivere una vita libera e felice. Questa realtà non si costruisce da sola nè ci verrà regalata da chi al potere non ha intenzione di cambiare. Questo lo costruiamo noi, insieme, ogni giorno, e vi invitiamo a esserci anche in questi due giorni.

Il 3 marzo invitiamo tutte le persone che potranno essere in piazza a partecipare alle manifestazioni locali organizzate in occasione dello sciopero per il clima.

Per l’8 Marzo Non Una di Meno ha chiesto anche quest’anno a tutte le organizzazioni sindacali di convocare lo sciopero generale di 24 ore, che sarà garantito per tutti i settori del pubblico impiego e del privato: su questo blog nei prossimi giorni si potranno man mano trovare tutte le proclamazioni inviate alla Commissione di Garanzia per lo sciopero.

Nella settimana dal 3 all’8 marzo invitiamo inoltre tutte le persone che sentono il bisogno di mettere in discussione e in crisi il sistema di produzione attuale, ad agire con i propri mezzi e secondo le proprie possibilità uno sciopero dei e dai consumi, rivolto in particolare alle catene dei fast food e della fast fashion, rappresentative di quelle multinazionali che continuano a fare extra profitti a scapito di qualunque forma di giustizia sociale ed ambientale.

IL FUTURO SARA’ ECOTRANSFEMMINISTA O NON SARA’!

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