Chiamata per spazio bimbu!

📢 A.A.A. UOMINI CIS, PAPÀ E ALLEATI CERCASI !!!

🔥se ti identifichi in una o più di queste categorie e vuoi partecipare concretamente allo sciopero transfemminista del prossimo 8 Marzo, stiamo cercando te!

🎈Vorremmo allestire uno spazio bimbu per la piazza che si terrà in SS. Annunziata dalle 14 fino ad inizio corteo (h 17 circa).

⚧️ Vorremmo che fosse una giornata totalmente dedicata a tutte le donne e le soggettività dissidenti, che per un giorno il lavoro di cura non ricadesse sulle nostre spalle.

Mettiamo in luce che se ci fermiamo noi si ferma il mondo e godiamo appieno della giornata! Sovvertiamo l’esistente!

💪🏼PER DARE LA TUA DISPONIBILITÀ, SCRIVI A: nonunadimeno@firenzegmail.com

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ASSEMBLEA PUBBLICA SUL LAVORO

Cosa è il lavoro per noi?

Gabbia o libertà?

Il lavoro è una gabbia: il nostro lavoro, spesso precario, povero e sottopagato, non ci aiuta per vivere ma basta appena per sopravvivere.

Il lavoro è libertà: le donne senza lavoro hanno più difficoltà a liberarsi dalla violenza in quanto non hanno un reddito sufficiente per essere indipendenti economicamente.

Vogliamo la garanzia di un reddito per le donne in uscita dalla violenza, in quanto non hanno un reddito sufficiente per essere indipendenti economicamente.

Sfruttamento o Missione?

Il lavoro è sfruttamento: il gap salariale per cui le donne guadagnano in media 8000 euro in meno degli uomini ci fa sentire sfruttate. La parità è troppo spesso solo formale.

Il lavoro è una missione? Il lavoro sociale ci viene dipinto come una missione, femminilizzato e comunque non riconosciuto, come il lavoro nella sanità , nell’educazione e di cura.

Vogliamo il tempo libero, tempo per NOI. Spesso è difficile pensarlo e agirlo, dato che viene impegnato dal lavoro familiare di cura.

Ricatto o Diritto?

Il lavoro è un ricatto: non sempre possiamo sceglierlo, spesso è un ricatto, perché ci serve per essere indipendenti economicamente. I sindacati si occupano soprattutto di chi il lavoro ce lo ha già, e precari3 e lavorator3 autonom3 non ottengono supporto. Vogliamo ricordare in particolare l3 migranti che subiscono maggiormente il ricatto di dover accettare qualunque tipo di lavoro, anche in nero.

Il lavoro è un diritto: nella nostra costituzione si legge all’Articolo 37: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità` di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”. Sempre più donne, al primo o al secondo figlio sono costrette a ritirarsi dal mondo del lavoro. La motivazione prevalente è legata alla necessità di potersi dedicare alla cura dei figli dato che lo stato non offre un supporto adeguato ai genitori. A fine 2023 il governo Meloni ha tagliato oltre 100.000 posti negli asili nido, che dovevano essere finanziati dal PNRR.

Vogliamo più posti nei nidi, vogliamo che si aumenti il fondo nazionale sui bambini da 0 a 6 anni.

Delusione o passione?

Il lavoro è una passione: quando facciamo un lavoro che ci piace, ciò rappresenta una possibilità di gratificazione personale, diventa un elemento fondamentale della nostra identità. Quando la nostra attività viene riconosciuta economicamente e socialmente allora il lavoro è una passione.

Il lavoro è una delusione: quando il nostro contributo viene minimizzato, e non viene riconosciuto. Ma soprattutto quando subiamo molestie e violenze sul posto di lavoro, e spesso è difficile denunciarle dato il ricatto che come lavoratrici subiamo.

Vogliamo uno spazio sicuro in ogni azienda, in ogni fabbrica, in ogni università per denunciare le violenze sul posto di lavoro. Vogliamo che la sicurezza sul luogo di lavoro includa anche l’essere sicure di non essere molestate.

Vita o morte?

Il lavoro è vita: “Lavoro è vita, lo sai, e senza quello esiste solo paura e insicurezza”, diceva John Lennon. E per lavoro non intendiamo solo retribuzione. Intendiamo occupazione, collocazione in un tessuto sociale, realizzazione personale, crescita, poter vivere secondo i nostri valori di sorellanza, solidarietà, condivisione.

Il lavoro è morte: sul lavoro e di lavoro si muore. Nel 2024 ci sono state 1090 vittime sul lavoro, nel 2025 siamo già a 108 morti! E’ inaccettabile continuare a morire sui posti di lavoro!

Vogliamo formazione, vogliamo stipendi giusti, vogliamo che la sicurezza non sia solo uno slogan, vogliamo che i lavoratori e le lavoratrici vengano regolarizzati, che non ci sia spazio per lo sfruttamento.

Con lo sciopero transfemminista dell’8 marzo vogliamo rendere visibili e dare riconoscimento a tutti quei lavori essenziali, sfruttati, precari, non riconosciuti come tali, e trovare insieme pratiche di lotta che consentano l’astensione dal lavoro – da ogni forma di lavoro, a cominciare da quello di cura nei contesti famigliari, dato per scontato.

Su questi temi vogliamo intraprendere un percorso, anche al di là dell’8 marzo. Per parlarne e costruirlo insieme convochiamo un’assemblea pubblica mercoledì 19 alle h20 in via Fiesolana 2b. Invitiamo lavorator3, precar3, disoccupat3, sindacati, collettivi.

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PER ELEONORA, PER TUTTE*

Questa mattina ci siamo svegliatə con la terribile notizia del femminicidio di Eleonora Guidi, accoltellata dal suo compagno Lorenzo Innocenti, mentre in casa c’era anche il figlio di due anni.

🔥Siamo piene di rabbia per questo ennesimo femminicidio, questa volta successo proprio nella nostra città.

🔥Non crediamo alla teoria del raptus improvviso come non crediamo alle narrazioni vittimiste e colpevolizzanti dei media che, sempre puntuali, faranno pornografia del dolore e della violenza, derubricando questo caso a mera cronaca nera.

❤️‍🔥Crediamo invece nella spirale della violenza patriarcale e strutturale.

❤️‍🔥Eleonora, come tuttə lə altrə, è stata uccisa dall’uomo che giurava di amarla.

💥Eleonora, come tuttə lə altrə, è stata uccisa dalla mancanza di prevenzione e formazione sulla violenza maschile e di genere di un’intera comunità, dal continuo definanziamento dei Centri Anti Violenza, dalla solitudine di una città sempre più votata al profitto e a una sicurezza fatta di forze dell’ordine – le prime a non crederci quando denunciamo – e mancanza di spazi concreti di promozione sociale e culturali dal basso.

❤️Ci stringiamo al figlio di Eleonora, alla sua famiglia e ai suoi affetti e amicizie.

🔥SE DOMANI NON TORNO, SE DOMANI TOCCA A ME, SORELLE BRUCIATE TUTTO!

Rito di sorellanza 8 febbraio 2025

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VERSO LO SCIOPERO DELL’8 MARZO

L’OTTO BOICOTTO SCIOPERO!

Appuntamenti di avvicinamento all’8marzo.

  • L’8 febbraio, come ogni mese, faremo il nostro rito di sorellanza in piazza Nonunadimeno (SS Annunziata), per ricordare i femminicidi con un atto di cura, amore e rabbia. Questo mese faremo anche il ripristino dell’istallazione che, nell’ultimo anno, è stata più volte presa di mira. Il patriarcato ci uccide, e poi infanga la nostra memoria, ma noi non ci fermiamo, non ci arrendiamo!
  • Sabato 15, al Giardino dei Ciliegi, ospiteremo Maria Galindo per presentare il suo libro “Femminismo bastardo” e la mostra “Popwok”. Seguirà un aperitivo musicale
  • Mercoledì 19 abbiamo indetto un’assemblea sul tema del lavoro, a cui invitiamo lavorator3, precar3, disoccupat3, sindacati e collettivi, per condividere un percorso insieme verso lo sciopero e oltre.

Ricordiamo che tutte le assemblee sono pubbliche. Vi aspettiamo!

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IL NOSTRO GRIDO

SIAMO IL GRIDO ALTISSIMO E FEROCE DI TUTTE QUELLE DONNE* CHE PIU’ NON HANNO VOCE

Negli ultimi mesi, l’installazione con i pañuelos del rito di sorellanza, che celebriamo ogni 8 del mese in Piazza NUDM (SS. Annunziata), è stata presa di mira e vandalizzata. I pañuelos, simbolo delle vittime della violenza di genere, sono stati più volte danneggiati, rimossi e macchiati di vernice azzurra.
Non possiamo e non vogliamo restare in silenzio di fronte a questi atti intimidatori. Quei pañuelos portano i nomi, le storie e le vite spezzate dalla violenza patriarcale.
Sabato 8 febbraio ci ritroveremo ancora una volta in Piazza NUDM per il rito di sorellanza. Ripristineremo i pañuelos vandalizzati e lanceremo un messaggio forte e chiaro:
Ci volete mortə, ma siamo ovunque!

QUELLE CHE NON CI SONO.

LE LORO STORIE.

LE LORO GIOIE E LE LORO TRISTEZZE.

I LORO DOLORI E LE LORO RABBIE.

I LORO OBLII E I LORO RICORDI.

LE LORO RISATE E LE LORO LACRIME.

LE LORO PRESENZE E LE LORO ASSENZE.

I LORO CUORI.

LE LORO SPERANZE.

LA LORO DIGNITÀ.

I LORO CALENDARI.
QUELLI CHE HANNO POTUTO RIEMPIRE.
QUELLI CHE SONO RIMASTI INCOMPLETI E CHE DOBBIAMO LORO.

LE LORO GRIDA.

I LORO SILENZI.

SÌ, SOPRATTUTTO I LORO SILENZI.

CHI NON LE SENTE?
CHI NON SI RICONOSCE IN LORO?

DONNE CHE LOTTANO.
SÌ, NOI.

MA SOPRATTUTTO, LORO.
QUELLE CHE NON CI SONO
E TUTTAVIA SONO CON NOI.

PERCHÉ NON DIMENTICHIAMO,
PERCHÉ NON PERDONIAMO,
PER LORO E CON LORO, LOTTIAMO.

Le donne indigene zapatiste, 8 marzo 2021

 

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PREPARIAMO INSIEME L’OTTO MARZO

Nel mese di febbraio dedicheremo le assemblee aperte del mercoledì sera alla preparazione dell’8 marzo.
Invitiamo a partecipare tutte le persone e le  realtà che vogliano costruire questa giornata con noi.
Vi aspettiamo in via Fiesolana 2b presso la biblioteca femminista dalle ore 20

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MARIA GALINDO: FEMMINISMO BASTARDO

Insieme a Il giardino dei ciliegi e Azione gay e lesbica, presentiamo il libro “Femminismo bastardo” con l’autrice Maria Galindo. Sarà anche allestita la mostra “Popwok” sull’esperienza di mensa popolare con le sexworkers, in collaborazione con l’Unità di Strada Vivian Love.

Attraverso una scrittura “bastarda”, che unisce prosa e poesia, manifesto politico e articolo di giornale, María Galindo passa in rassegna le questioni fondamentali del femminismo dalla sua prospettiva anarchica e decoloniale. Secondo l’autrice le donne sudamericane hanno il dovere di riconoscersi come bastarde e di rifiutare il progetto dello stato coloniale del meticciato (mestizaje) che classifica, gerarchizza e tenta di nascondere la “ferita coloniale” che ancora sanguina. Galindo costruisce un archivio delle pratiche di disciplinamento del desiderio erotico disseminate nella cultura ecclesiastica, nelle istituzioni mediche e scolastiche, nel linguaggio politico e nella cultura popolare, sia quella folklorico-indigenista sia quella imperialista-spagnola-gringa. Con Mujeres Creando, il movimento femminista di guerriglia urbana non violenta da lei fondato, sviluppa un diagramma di pratiche di ribellione alla violenza che lei stessa chiama “depatriarcalizzazione”. In quest’ottica, il femminismo bastardo è un modo per posizionarsi – come fanno le riflessioni decoloniali – fuori da qualsiasi binarismo, sia quello di genere, quello tra Stato e popolazione indigena o quello tra vittima e carnefice.

Tra le fondatrici del collettivo Mujeres Creando (MC), uno dei più importanti dell’America latina, María Galindo insieme a MC gestisce Radio Deseo e uno spazio sociale e culturale nel centro della capitale boliviana, La Paz, dove è nata. Una volta, raccontando le sue molte e diverse esperienze vissute in tanti paesi (tra cui l’Italia), si è definita una “cuoca agitatrice di strada, graffitara, radialista, scrittrice, lesbica pubblica, pazza, regista, pettegola dalla bocca larga, maleducata, bastarda, insolente, aggressiva, anarcofemminista”.

Sabato 15 febbraio, alle ore 18:30 al Giardini dei ciliegi a Firenze. Il talk sarà seguito da un aperitivo musicale.

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SE DOMANI NON TORNO

8 marzo 2024 Firenze

SE DOMANI NON TORNO

Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.
Se non ti dico che non torno a cena. Se domani, il taxi non appare.
Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero (Mara, Micaela, Majo, Mariana).
Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley).
Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina).
Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata per i capelli (Arlette).
Cara mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucía).
Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l’alcool nel sangue.
Ti diranno che era giusto, che ero da sola.
Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.
Te lo giuro, mamma, sono morta combattendo.
Te lo giuro, mia cara mamma, ho urlato tanto forte quanto ho volato in alto.
Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutte le donne che urleranno il mio nome.
Perché lo so, mamma, tu non ti fermerai.
Ma, per carità, non legare mia sorella.
Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti.
Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.
Sono loro, saranno sempre loro.
Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato.
Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me.
Combatti perché possano urlare più forte di me.
Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.
Mamma, non piangere le mie ceneri.
Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.

                

Foto dell’8 marzo 2024 a Firenze

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SE LA SALUTE NON È DI TUTT*, NON È SALUTE PUBBLICA! Non una di meno per l’applicazione delle linee di indirizzo per la RU486 e il finanziamento dei consultori in Toscana.

Pubblichiamo questo appello oggi, 20 novembre, giornata di sciopero di medicə, infermierə e professionistə sanitari in protesta contro la legge di Bilancio 2025, perché crediamo che un accesso alle cure e servizi sanitari per tutti e tutte debba necessariamente significare condizioni di lavoro degne per chi quei servizi li eroga.  Siamo al fianco di lavoratori e lavoratrici in sciopero. 

Pubblichiamo questo appello oggi, TDOR (Trans Day Of Remembrance), giornata di commemorazione delle vittime dell’odio e del pregiudizio verso le persone trans* perché difendere i consultori e la sanità di prossimità significa difendere la salute di tuttə, per permetterci di vivere felici e senza la paura di essere discriminatə anche quando abbiamo bisogno di cure.

La manovra finanziaria del governo Meloni proclama a gran voce di avere aumentato i finanziamenti alla sanità pubblica, ma i 136,5 Mld€ stanziati per il 2025 sono ben lontani dal  garantire il fondamentale diritto delle persone e della collettività alla tutela della salute previsto dall’articolo 32 della Costituzione. In termini di percentuale di Pil, il Fondo Sanitario Nazionale scende dal 6,12% del 2024 al 6,05% nel 2025 e 2026 (per poi precipitare al 5,9% nel 2027, al 5,8% nel 2028 e al 5,7% nel 2029).

Non Una di Meno ha sempre posto  al centro delle battaglie la difesa della sanità pubblica, denunciando come il Sistema Sanitario Nazionale venga eroso giorno dopo giorno, con servizi sempre più carenti e meno accessibili, rendendo l’accesso alle cure dei e delle pazienti ogni giorno più difficile – in molti casi impossibile da perseguire (secondo l’Istat 4,5 mln rinunciano a visite ed esami con 2,5 mln costrette da motivi economici)- mentre il personale sanitario è sempre più carico di lavoro, e con gli stipendi più bassi d’Europa.

Oltre al depotenziamento della sanità pubblica a favore di quella privata, assistiamo ai tagli a tutti i servizi di welfare, con la conseguenza che i compiti della riproduzione e della cura ricadono sui familiari, principalmente sulle donne, oppure su altre lavoratrici, per chi si può permettere di pagarle. In Italia, la mancanza di sostegno nell’accudimento dei figli e delle figlie, in particolare in presenza di minori con disabilità, o di altre persone della famiglia non autosufficienti,  come gli anziani, porta 1 donna lavoratrice su 3 dal lavoro a tempo pieno al part-time, aumentando il gender pay gap con gli uomini che hanno pari ruolo e competenze. Queste donne, come quelle costrette a lasciare l’impiego, sono maggiormente a rischio di controllo da parte dei propri partner e di violenza economica, e la scarsità di risorse economiche può costituire un deterrente nel separarsi anche in situazioni violente.

Si depotenzia sanità e welfare pubblici da una parte, ma si sceglie di investire nella guerra dall’altra: i miliardi di euro che verranno destinati alla spesa militare (31,3mld di euro nella manovra 2025, + 12,4% rispetto al 2024) sono l’espressione della cultura patriarcale che trova il suo apice nella militarizzazione della società.

In questo quadro generale, i consultori pubblici rappresentano un esempio di spazio socio-sanitario da tutelare, che a causa della carenza di finanziamenti è stato invece progressivamente depotenziato: in molti casi chiusi, in altri svuotati di personale o integrati nei distretti sanitari o nelle case della salute, i consultori si sono trasformati da spazi di relazione femminista a semplici erogatori di servizi, identificati spesso come  luoghi “per fare il pap-test” o per ottenere la certificazione IVG.

In Italia ci sono oggi 1.800 consultori, uno ogni 32.325 residenti, un numero molto al di sotto di quanto stabilito dalla legge n. 34/1996 e anche dal recente DM n. 77/2022 che prevedono 1 consultorio ogni 20.000  abitanti nelle zone urbane, e 1 ogni 10.000 nelle zone extraurbane, 1.800 sono quindi metà di quelli necessari per legge per servire tutta la popolazione. In Toscana al 31/12/2020 sono stati registrati 183 consultori familiari pubblici.

Nello spirito di una sanità pubblica, di prossimità e liberamente accessibile, tutte le prestazioni erogate dovrebbero essere gratuite e possono essere somministrate alle persone minorenni (anche senza la presenza dei genitori) e alle persone senza la cittadinanza italiana. Sin dalla fondazione dei consultori nel 1975, le prestazioni dovrebbero essere gratuite anche per gli stranieri e le straniere presenti sul territorio italiano, anche se temporaneamente. Purtroppo oggi molte prestazioni risultano a pagamento ticket, perché equiparate a prestazioni ambulatoriali e non consultoriali.

Oggi quasi la metà dei certificati necessari per l’ivg è rilasciata dai consultori, segno di come questi presidi sanitari rimangono, nonostante i bassi investimenti, un punto di riferimento per le donne e la comunità LGBTQIA+. Tuttavia anche la possibilità di certificazione per l’ivg è ora fortemente minata dalla recente approvazione dell’emendamento al Decreto Legge 19/2024 nell’ambito del PNRR, che prevede e rafforza l’accesso delle associazioni di antiabortisti nei consultori. Le Regioni, a cui spetta l’organizzazione dei servizi consultoriali, possono avvalersi del coinvolgimento di soggetti del terzo settore con “qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

Nascondendosi dietro la promessa di non voler toccare la legge sull’aborto, il governo Meloni ha aperto le porte dei consultori agli anti-scelta proprio utilizzando l’articolo 2 della Legge 194/1978 che prevede che i consultori debbano “contribuire a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza” e per questo possono “avvalersi della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”. Da spazio gratuito, laico, aperto e accessibili a tuttə, nelle intenzioni del governo anche il consultorio diventa spazio di controllo dei nostri corpi e delle nostre vite.

Come nodi toscani del movimento transfemminista di Non Una di Meno, che dal 2017 si battono per il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, vorremmo segnalare come l’accesso ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza nei consultori nella nostra regione si strutturi a macchia di leopardo, con presidi consultoriali e case della salute che già si sono dotati autonomamente di protocolli che permettono l’ivg a domicilio (come i consultori di Empoli e San Miniato, o l’ex ospedale civico di Carrara, ora casa della salute) e altri come i consultori di Pisa, Firenze, Lucca, Livorno e Pistoia dove il servizio non è previsto.

Per permettere un accesso rapido, senza stigma e senza giudizio al servizio di interruzione volontaria di gravidanza, con protocolli che quantomeno si avvicinino alle ultime linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che consiglia una progessiva demedicalizzazione dell’aborto farmacologico in favore di un accesso più rapido, chiediamo che la Regione Toscana definisca urgentemente i nuovi protocolli applicativi della RU486 emanati dal Ministero della salute nel 2020, al fine di consentire l’avvio delle procedure “at home” per l’aborto farmacologico nei consultori.

Rileviamo inoltre in modo unitario una grande mancanza di servizi, accoglienza e personale qualificato per le persone migranti, con disabilità e per la comunità LGBTQIA+, e crediamo che la Regione dovrebbe farsi carico di fornire una risposta multidisciplinare ai bisogni dellə utentə e quindi che supporto psicologico e psichiatrico, assistenza endocrinologica, assistenza nell’iter di riassegnazione e cambio anagrafico, e mediazione culturale debbano essere servizi implementati in tutti i consultori della regione, con gli adeguati finanziamenti.

Rileviamo una carenza strutturale dei medici andrologi, e la conseguente mancanza di riferimenti per i giovani adolescenti, che, qualora volessero rivolgersi al consultorio, troverebbero nella maggior parte dei casi solo ginecologhə.

La medicina del territorio dovrebbe rispondere ai bisogni e alle esigenze delle persone, tutte, per poi poter fornire percorsi e assistenza. Puntando in particolar modo su prevenzione e informazione per tutto quello che riguarda la sfera sessuale nelle varie fasi della vita.

Chiediamo a gran voce che quando si parla di salute si intenda la salute di tutt*: uomini, donne, e comunità LGBTQIA+, nessuno escluso. Se la salute non è per tutt*, non è salute pubblica.

Non Una di Meno Firenze, Non Una di Meno Livorno, Non Una di Meno Lucca, Non Una di Meno Massa Carrara, Non Una di Meno Mugello, Non Una di Meno Pisa, Non Una di Meno Pistoia, Non Una di Meno Prato, Non Una di Meno Siena.

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SORELLA IO TI CREDO la nostra fanzine

In vista del 25 novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne, ripubblichiamo la nostra fanzine “SORELLA IO TI CREDO“.

Questo documento nasce dalle riflessioni dell’assemblea femminista e transfemminista di Non Una di Meno – Firenze. 

 Ci è capitato di incontrare situazioni di violenza, molestia, violazione del consenso, e di cercare di affrontarle per tentativi ed errori. Sono situazioni che hanno prodotto al nostro interno molto dolore, molte fratture, molta consapevolezza e molta crescita. 

Non sempre siamo sopravvissute-3. 

Questa fanzine è il frutto del percorso: desideriamo mettere in circolo ciò che abbiamo capito facendolo, ciò che ha funzionato o non ha funzionato, ciò che avremmo voluto leggere mentre vivevamo quelle situazioni.

Qui potete leggere e scaricare la Fanzine, la piramide della violenza e il glossario.

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