Foto Domenica 14 marzo in piazza Non una di Meno CI vogliamo vive!

Ci siamo rritrovatə in Piazza Santissima Annunziata ( Piazza Non una di Meno)l per rompere il silenzio di fronte all’ennesimo femminicidio
Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce????
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Ci vogliamo VIVE! #L8MARZO 2021 a Firenze 2021

La nostra performance in piazza Santissima Annunziata (Piazza Non una di Meno) per un luogo dove urlare il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce ????

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Foto 8Marzo2021 #essenziale è il nostro sciopero

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Nostro intervento tavola sulla violenza

Nostro intervento tavolo sulla violenza

verso l’8 marzo 2021

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Verso lo sciopero dell’8 marzo 2021

Negli ultimi anni abbiamo vissuto lo sciopero femminista e transfemminista globale come una manifestazione di forza, il grido di chi non accetta di essere vittima della violenza maschile e di genere. Abbiamo riempito le piazze e le strade di tutto il mondo con i nostri corpi e il nostro desiderio di essere vive e libere, abbiamo sfidato la difficoltà di scioperare causata dalla precarietà, dall’isolamento, dal razzismo istituzionale, abbiamo dimostrato che non esiste produzione di ricchezza senza il nostro lavoro quotidiano di cura e riproduzione della vita, abbiamo affermato che non siamo più disposte a subirlo in condizioni di sfruttamento e oppressione.
A un anno dall’esplosione dell’emergenza sanitaria, la pandemia ha travolto tutto, anche il nostro movimento e la nostra lotta, rendendoli ancora più necessari e urgenti. Lo scorso 8 marzo ci siamo ritrovatə allo scoccare del primo lockdown e abbiamo scelto di non scendere in piazza a migliaia e migliaia come gli anni precedenti, per la salute e la sicurezza di tutte. È a partire dalla consapevolezza e dalla fantasia che abbiamo maturato in questi mesi di pandemia, in cui abbiamo iniziato a ripensare le pratiche di lotta di fronte alla necessità della cura collettiva, che sentiamo il bisogno di costruire per il prossimo 8 marzo un nuovo sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi. Non possiamo permetterci altrimenti. il prossimo 8 marzo sarà sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi.
Dobbiamo creare l’occasione per dare voce a chi sta vivendo sulla propria pelle i violentissimi effetti sociali della pandemia, e per affermare il nostro programma di lotta contro piani di ricostruzione che confermano l’organizzazione patriarcale della società contro la quale da anni stiamo combattendo insieme in tutto il mondo. Non abbiamo bisogno di spiegare l’urgenza di questa lotta. Le tantissime donne che sono state costrette a licenziarsi perché non potevano lavorare e contemporaneamente prendersi cura della propria famiglia sanno che non c’è più tempo da perdere. Lo sanno le migliaia di lavoratrici che hanno dovuto lavorare il doppio per ‘sanificare’ ospedali e fabbriche in cambio di salari bassissimi e nell’indifferenza delle loro condizioni di salute e sicurezza. Lo sanno tutte le donne e persone Lgbt*QIAP+ che sono state segregate dentro alle case in cui si consuma la violenza di mariti, padri, fratelli. Lo sanno coloro che hanno combattuto affinché i centri antiviolenza e i consultori, i reparti IVG, i punti nascita, le sale parto, continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di personale e di finanziamenti pubblici aggravata nell’emergenza. continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di fondi.
Lo sanno le migranti, quelle che lavorano nelle case e all’inizio della pandemia si sono viste negare ogni tipo di sussidio, o quelle che sono costrette ad accettare i nuovi turni impossibili del lavoro pandemico per non perdere il permesso di soggiorno. Lo sanno le insegnanti ridotte a ‘lavoratrici a chiamata’, costrette a fare i salti mortali per garantire la continuità dell’insegnamento mentre magari seguono i propri figli e figlie nella didattica a distanza. Lo sanno lə studenti che si sono vistə abbandonare completamente dalle istituzioni scolastiche, già carenti in materia di educazione sessuale, al piacere, alle diversità e al consenso, sullo sfondo di un vertiginoso aumento delle violenze tra giovanissimə. Lo sanno le persone trans* che hanno perso il lavoro e fanno ancora più fatica a trovarlo perché la loro dissidenza viene punita sul mercato. A tuttə loro, a chi nonostante le difficoltà in questi mesi ha lottato e scioperato, noi rivolgiamo questo appello: l’8 marzo scioperiamo! Abbiamo bisogno di tenere alta la sfida transnazionale dello sciopero femminista e transfemminista perché i piani di ricostruzione postpandemica sono piani patriarcali.
A fronte di uno stanziamento di risorse economiche per la ripresa, il Recovery Plan non rompe la disciplina dell’austerità sulle vite e sui corpi delle donne e delle persone LGBT*QIAP+. Da una parte si parla di politiche attive per l’inclusione delle donne al lavoro e di «politiche di conciliazione», dando per scontato che chi deve conciliare due lavori, quello dentro e quello fuori casa, sono le donne. Dall’altra non sono le donne, ma è la famiglia – la stessa dove si consuma la maggior parte della violenza maschile, la stessa che impedisce la libera espressione delle soggettività dissidenti ‒ il soggetto destinatario dei fondi sociali previsti dal Family Act. E da questi fondi sono del tutto escluse le migranti, confermando e mantenendo salde le gerarchie razziste che permettono di sfruttarle duramente in ogni tipo di servizi. Così anche gli investimenti su salute e sanità finiranno per essere basati su forme inaccettabili di sfruttamento razzista e patriarcale. Miliardi di euro sono poi destinati a una riconversione verde dell’economia, che mira soltanto ai profitti e pianifica modalità aggiornate di sfruttamento e distruzione dei corpi tutti, dell’ecosistema e della terra.
Poco o nulla si dice delle misure contro la violenza maschile e di genere, nonostante questa sia aumentata esponenzialmente durante la pandemia, mentre il «reddito di libertà» è una risposta del tutto insufficiente alla nostra rivendicazione dell’autodeterminazione contro la violenza, anche se dimostra che la nostra forza non può essere ignorata. Questo 8 Marzo non sarà facile, ma è necessario. Lo sciopero femminista e transfemminista non è soltanto una tradizionale forma di interruzione del lavoro ma è un processo di lotta che attraversa i confini tra posti di lavoro e società, entra nelle case, invade ogni spazio in cui vogliamo esprimere il nostro rifiuto di subire violenza e di essere oppressə e sfruttatə. Questa è da sempre la nostra forza e oggi lo pensiamo più che mai, perché ogni donna che resiste, che sopravvive, ogni soggettività dissidente che si ribella, ogni migrante afferma la propria libertà fa parte del nostro sciopero.
Proprio oggi che il nostro lavoro, dentro e fuori casa, è stato definito «essenziale», e questo ci ha costrette a livelli di sfruttamento, isolamento e costrizione senza precedenti, noi diciamo che “essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!”.
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Riflessione per il tavolo della salute

Riflessione per il tavolo salute dal nodo fiorentino di Non Una Di Meno-1 (1)

 

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8 Marzo 2021 a Firenze: Essenziale è il nostro Sciopero

???? Anche quest’anno l’8 marzo in tutto il mondo sarà sciopero femminista e transfemminista! ????
Contro la violenza maschile sulle donne e le violenze di genere sarà sciopero generale dalla produzione e dalla riproduzione, dal consumo e dai ruoli imposti sulla base del genere.
???? A Firenze:
– dalle h 14:30 fino a sera
stiamo insieme in Piazza Santissima Annunziata per un’intera giornata di lotta ????
???? con banchetti, musica, microfono aperto, chiacchiere, azioni e performance
???? h 14,30 ci ritroviamo in Piazza
e durante il pomeriggio ci ritroveremo a condividere con tutte le persone che lo vorranno esperienze, spettacoli, performance.
???? Porta in.piazza un tuo oggetto che ritieni essenziale e raccontaci perché lo è
???? Scrivici se hai qualche proposta
Nonunadimenofirenze@gmail.com
???? work in progress
???? Essendo una manifestazione autorizzata sarà possibile partecipare e raggiungerci in piazza non solo da Firenze ma anche dai Comuni limitrofi munendosi di una semplice autocertificazione.
???? In questo anno segnato dall’emergenza Covid-19, la gestione della pandemia ha fatto leva sullo sfruttamento di centinaia di migliaia di donne:
???? Le attività di riproduzione sociale, svolte per lo più da donne, sono state definite ‘essenziali’, non si sono potute interrompere neanche nei momenti più gravi della pandemia esponendo migliaia e migliaia di lavoratrici al rischio di contagio.
???? Il lavoro produttivo (il cosiddetto “smart working”) e quello di cura si sono sovrapposti nello spazio domestico.
????Siamo state costrette per mesi in casa, più che mai luogo di violenza per le donne e le soggettività lgbtqia+.
????La tutela della salute, in particolare nei settori essenziali, è stata completamente assente.
????La crisi sanitaria, economica e sociale ha colpito e colpirà ancora una volta il lavoro femminile, migrante, non tutelato, informale, precario.
Per questo la sfida di uno sciopero generale femminista è oggi più che mai essenziale!
✊???? Essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta✊????
????????????????
???? QUI L’APPELLO DI LANCIO DELL’8 MARZO:
???? NON UNA DI MENO: APPELLO AI SINDACATI VERSO LO SCIOPERO DELL’8 MARZO:
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ASSEMBLEA PUBBLICA SUL LAVORO verso l’8 M 21

Report assemblea lavoro[51966]

 VERSO LO SCIOPERO DELL’8 MARZO 2021 –

ASSEMBLEA PUBBLICA Focus IL LAVORO

Ci vediamo sabato 6 Marzo  dalle 14.30 in Piazza Santissima Annunziata rispettando il distanziamento fisico nella tutela della salute di tuttə.

????NON UNA DI MENO LANCIA LO SCIOPERO DELL’8 MARZO????

8 marzo 2021: Sciopero globale femminista e transfemminista. Essenziale è il nostro sciopero, essenziale è il nostro lavoro

????????????

???? Partiamo da noi

???? Essenziale è il nostro lavoro!

Come attiviste di Non Una di Meno Firenze invitiamo tuttə a partecipare a un momento di confronto pubblico sul lavoro produttivo e riproduttivo delle donne.

Vorremmo confrontarci insieme su temi come la violenza economica e sulle pratiche di lotta che possiamo costruire insieme verso e oltre lo sciopero globale transfemminista dell’8 marzo 2021.

I dati parlano chiaro: nell’ultimo anno in Italia il 70% delle persone disoccupate sono donne;

solo tra novembre e dicembre dell’anno scorso 99 000 donne hanno perso il lavoro, su 101 000 persone totali.

Una situazione che peggiorerà con lo sblocco dei licenziamenti previsto per marzo.

A fronte di questi dati gravissimi sappiamo però che le donne non hanno mai smesso di lavorare, dentro e fuori casa. Proprio sulle donne, sulle soggettività lgbtqi, sulle e sui sex workers, sulle e sui migranti e o persone razializzate, sulle fasce sociali più fragili, il governo di ieri e di oggi, vorrebbe scaricare le proprie responsabilità e le proprie mancanze.

Il lavoro gratuito e sommerso delle donne, di cura dei figli e degli anziani, di sostegno e organizzazione familiare, di riproduzione sociale non pagata si è duplicato dall’inizio della pandemia, riducendo sempre di più l’autonomia economica e la libertà di scelta delle donne.

Non è un caso infatti se moltissime, nel tentativo di conciliare lavoro produttivo e riproduttivo, hanno dovuto lasciare il lavoro salariato per prendersi cura dei figli, dei genitori e delle case.

Case sempre più spesso violente e soffocanti, come dimostrato dai femminicidi in costante crescita (11 dall’inizio del 2021), e dalll’aumento vertiginoso delle richieste di aiuto ai centri antiviolenza.

Inoltre lo smart-working si è rivelato, per ora, come una forma di sfruttamento intensificato in cui i confini già labili tra vita e lavoro sono cancellati e in cui i costi del lavoro sono scaricati direttamente su chi lavora.

Su di noi, eterne madri, ricadrebbe l’onere di far fronte alle colpevoli mancanze di un welfare de-finanziato e privatizzato da anni. Su di noi e sulle persone più deboli, come sempre, si vuol far pesare il costo della crisi economica, aggravata e non creata per magia dalla pandemia.

Se allarghiamo lo sguardo oltre le mura domestiche ci accorgiamo inoltre che alcuni comparti del lavoro sono addirittura scomparsi dalle politiche governative, come quelli della Cultura, dell’Arte e dello Spettacolo, altri sono stati trattati come eterno fanalino di coda, in primis la Scuola e infine la cronica crisi del nostro sistema sanitario si è mostrata in tutta la sua violenza.

Tra le tante categorie di lavoratrici rimaste fuori da qualsiasi tutela e sostegno al reddito troviamo inoltre le sex workers, il cui lavoro non è neppure riconosciuto come tale e che si battono da anni per degne condizioni di lavoro e di vita, contro lo stigma della prostituzione e per la depenalizzazione del lavoro sessuale in Italia.

Inequivocabile poi il ruolo fondamentale di tutte quelle lavoratrici che hanno continuato a lavorare perché impegnate in settori “essenziali”, forzate ad accettare turni di lavoro folli che hanno ristretto ai minimi termini gli spazi di vita e di libertà. Come se non bastasse tanti datori di lavoro hanno approfittato del momento di crisi per ricattare le lavoratrici in cassa integrazione obbligandole a lavorare, pena la perdita di anche quel poco di sostegno che hanno.

Chi lavora nel mondo della ristorazione ne sa qualcosa.

A fronte di questa situazione drammatica e apparentemente ferma qualcosa però si sta muovendo. Si moltiplicano le vertenze e le lotte anche nel territorio fiorentino e toscano.

Dalle lavoratrici della scuola e della sanità alle educatrici, dalle sarte alle ricercatrici universitarie, dalle lavoratrici della cultura e dello spettacolo alle sex workers, dalle operaie alle collaboratrici domestiche le donne si stanno organizzando in tante forme diverse.

Per tutto questo e per ciò che è necessario ancora nominare, a partire dall’incontro tra di noi, con le nostre molteplicità e differenze, vorremmo mappare e decostruire il rapporto delle donne di questo territorio tra la vita e il lavoro, mettere in comune esperienze di sfruttamento e di liberazione soggettiva e collettiva, costruire strumenti di mutuo-aiuto e pratiche di solidarietà e sorellanza.

Essenziale è la nostra lotta.????

Essenziale è il nostro lavoro.????

Essenziale è il nostro sciopero.????

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 VERSO LO SCIOPERO DELL’8 MARZO 2021 – ASSEMBLEA PUBBLICA 

Finalmente ci ritroviamo in presenza per costruire insieme lo sciopero femminista e transfemminista dell’8 marzo ????
Ci vediamo dalle 14.30 in Piazza Santissima Annunziata rispettando il distanziamento fisico nella tutela della salute di tuttə.
????NON UNA DI MENO LANCIA LO SCIOPERO DELL’8 MARZO????
8 marzo 2021: Sciopero globale femminista e transfemminista. Essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!
Negli ultimi anni abbiamo vissuto lo sciopero femminista e transfemminista globale come una manifestazione di forza, il grido di chi non accetta di essere vittima della violenza maschile e di genere. Abbiamo riempito le piazze e le strade di tutto il mondo con i nostri corpi e il nostro desiderio di essere vive e libere, abbiamo sfidato la difficoltà di scioperare causata dalla precarietà, dall’isolamento, dal razzismo istituzionale, abbiamo dimostrato che non esiste produzione di ricchezza senza il nostro lavoro quotidiano di cura e riproduzione della vita, abbiamo affermato che non siamo più disposte a subirlo in condizioni di sfruttamento e oppressione.
A un anno dall’esplosione dell’emergenza sanitaria, la pandemia ha travolto tutto, anche il nostro movimento e la nostra lotta, rendendoli ancora più necessari e urgenti. Lo scorso 8 marzo ci siamo ritrovatə allo scoccare del primo lockdown e abbiamo scelto di non scendere in piazza a migliaia e migliaia come gli anni precedenti, per la salute e la sicurezza di tutte. È a partire dalla consapevolezza e dalla fantasia che abbiamo maturato in questi mesi di pandemia, in cui abbiamo iniziato a ripensare le pratiche di lotta di fronte alla necessità della cura collettiva, che sentiamo il bisogno di costruire per il prossimo 8 marzo un nuovo sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi. Non possiamo permetterci altrimenti. il prossimo 8 marzo sarà sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi.
Dobbiamo creare l’occasione per dare voce a chi sta vivendo sulla propria pelle i violentissimi effetti sociali della pandemia, e per affermare il nostro programma di lotta contro piani di ricostruzione che confermano l’organizzazione patriarcale della società contro la quale da anni stiamo combattendo insieme in tutto il mondo. Non abbiamo bisogno di spiegare l’urgenza di questa lotta. Le tantissime donne che sono state costrette a licenziarsi perché non potevano lavorare e contemporaneamente prendersi cura della propria famiglia sanno che non c’è più tempo da perdere. Lo sanno le migliaia di lavoratrici che hanno dovuto lavorare il doppio per ‘sanificare’ ospedali e fabbriche in cambio di salari bassissimi e nell’indifferenza delle loro condizioni di salute e sicurezza. Lo sanno tutte le donne e persone Lgbt*QIAP+ che sono state segregate dentro alle case in cui si consuma la violenza di mariti, padri, fratelli. Lo sanno coloro che hanno combattuto affinché i centri antiviolenza e i consultori, i reparti IVG, i punti nascita, le sale parto, continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di personale e di finanziamenti pubblici aggravata nell’emergenza. continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di fondi.
Lo sanno le migranti, quelle che lavorano nelle case e all’inizio della pandemia si sono viste negare ogni tipo di sussidio, o quelle che sono costrette ad accettare i nuovi turni impossibili del lavoro pandemico per non perdere il permesso di soggiorno. Lo sanno le insegnanti ridotte a ‘lavoratrici a chiamata’, costrette a fare i salti mortali per garantire la continuità dell’insegnamento mentre magari seguono i propri figli e figlie nella didattica a distanza. Lo sanno lə studenti che si sono vistə abbandonare completamente dalle istituzioni scolastiche, già carenti in materia di educazione sessuale, al piacere, alle diversità e al consenso, sullo sfondo di un vertiginoso aumento delle violenze tra giovanissimə. Lo sanno le persone trans* che hanno perso il lavoro e fanno ancora più fatica a trovarlo perché la loro dissidenza viene punita sul mercato. A tuttə loro, a chi nonostante le difficoltà in questi mesi ha lottato e scioperato, noi rivolgiamo questo appello: l’8 marzo scioperiamo! Abbiamo bisogno di tenere alta la sfida transnazionale dello sciopero femminista e transfemminista perché i piani di ricostruzione postpandemica sono piani patriarcali.
A fronte di uno stanziamento di risorse economiche per la ripresa, il Recovery Plan non rompe la disciplina dell’austerità sulle vite e sui corpi delle donne e delle persone LGBT*QIAP+. Da una parte si parla di politiche attive per l’inclusione delle donne al lavoro e di «politiche di conciliazione», dando per scontato che chi deve conciliare due lavori, quello dentro e quello fuori casa, sono le donne. Dall’altra non sono le donne, ma è la famiglia – la stessa dove si consuma la maggior parte della violenza maschile, la stessa che impedisce la libera espressione delle soggettività dissidenti ‒ il soggetto destinatario dei fondi sociali previsti dal Family Act. E da questi fondi sono del tutto escluse le migranti, confermando e mantenendo salde le gerarchie razziste che permettono di sfruttarle duramente in ogni tipo di servizi. Così anche gli investimenti su salute e sanità finiranno per essere basati su forme inaccettabili di sfruttamento razzista e patriarcale. Miliardi di euro sono poi destinati a una riconversione verde dell’economia, che mira soltanto ai profitti e pianifica modalità aggiornate di sfruttamento e distruzione dei corpi tutti, dell’ecosistema e della terra.
Poco o nulla si dice delle misure contro la violenza maschile e di genere, nonostante questa sia aumentata esponenzialmente durante la pandemia, mentre il «reddito di libertà» è una risposta del tutto insufficiente alla nostra rivendicazione dell’autodeterminazione contro la violenza, anche se dimostra che la nostra forza non può essere ignorata. Questo 8 Marzo non sarà facile, ma è necessario. Lo sciopero femminista e transfemminista non è soltanto una tradizionale forma di interruzione del lavoro ma è un processo di lotta che attraversa i confini tra posti di lavoro e società, entra nelle case, invade ogni spazio in cui vogliamo esprimere il nostro rifiuto di subire violenza e di essere oppressə e sfruttatə. Questa è da sempre la nostra forza e oggi lo pensiamo più che mai, perché ogni donna che resiste, che sopravvive, ogni soggettività dissidente che si ribella, ogni migrante afferma la propria libertà fa parte del nostro sciopero.
Proprio oggi che il nostro lavoro, dentro e fuori casa, è stato definito «essenziale», e questo ci ha costrette a livelli di sfruttamento, isolamento e costrizione senza precedenti, noi diciamo che “essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!”.
✊ a sabato✊
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8 MARZO 2021, IL VADEMECUM DELLO SCIOPERO

vademecum-2021

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Lo sciopero è un diritto

L’art. 40 della Costituzione dichiara: “Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”. Lo sciopero è dunque un diritto di rango costituzionale in capo a ogni lavoratrice e lavoratore sebbene, negli anni, abbia subito limitazioni che ne hanno intaccato la potenza e l’emergenza sanitaria venga utilizzata come ulteriore motivo di pesanti restrizioni all’esercizio del diritto.  Anche per questo motivo, scioperare e rivendicare nuovi diritti rappresenta un elemento di rottura imprescindibile. Durante lo sciopero il rapporto di lavoro è sospeso, di conseguenza, anche la prestazione lavorativa da parte della lavoratrice e la retribuzione da parte del datore di lavoro.

8 marzo 2021 – Sciopero generale di 24 ore, settore pubblico e privato

Anche quest’anno, per l’8 marzo, Non Una di Meno ha chiesto a tutte le organizzazioni sindacali di convocare lo sciopero generale di 24 ore, dunque in tutti i settori del pubblico impiego e del privato; a partire dalla convinzione che l’astensione dal lavoro produttivo sia un’articolazione fondamentale dello sciopero femminista (qui puoi leggere l’appello per lo sciopero di Non Una di Meno)

A oggi lo sciopero è stato proclamato da diversi sindacati di base. Sul blog http://www.nonunadimeno.wordpress.com potrai trovare alcune proclamazioni inviate alla Commissione di Garanzia.

Nelle 24 ore del giorno 8 marzo 2021, quindi, tutte le lavoratrici sia del pubblico impiego che del privato possono scioperare perché esiste la copertura sindacale generale. Il che significa che puoi scioperare anche se nel tuo luogo di lavoro non c’è un sindacato di quelli che hanno indetto lo sciopero e/o indipendentemente dal fatto che tu sia iscritta o meno a un sindacato (se vuoi saperne di più clicca qui).

La comunicazione dello sciopero arriverà all’azienda direttamente dalla Commissione di Garanzia, dalla Regione o dall’associazione datoriale alla quale l’azienda fa riferimento.

È comunque possibile, soprattutto per il comparto privato, che qualche datore di lavoro non riceva la comunicazione o neghi di averla ricevuta. In tal caso, controlla le comunicazioni affisse in bacheca, se non compare, richiedila al tuo responsabile del personale o contattaci per avere una copia dell’indizione e dell’articolazione dello sciopero nel tuo settore, così da poterla affiggere direttamente sul posto di lavoro.

È anche possibile, data l’estrema frammentarietà del mondo del lavoro contemporaneo, che in qualche luogo di lavoro privato – soprattutto tra quelli che non fanno riferimento alle maggiori confederazioni padronali – non sia stato indetto lo sciopero. In questo caso, rivolgiti al nodo di Non Una di Meno della tua città o a quello a te più vicino: è possibile provvedere all’indizione – tramite i sindacati – fino al giorno prima dello sciopero (fatta eccezione per i posti di lavoro sottoposti a L.146/90, i cosiddetti servizi pubblici essenziali, per i quali è necessario inviare la comunicazione al datore di lavoro almeno 10 giorni prima).

Scuole statali, ospedali e servizi sanitari pubblici territoriali, dato l’elevato numero e la capillare diffusione sul territorio, ricevono comunicazione dello sciopero tramite una Circolare che il MIUR (nel caso delle scuole statali) e la Regione (per ospedali e servizi sanitari pubblici territoriali) sono tenuti a inviare in ogni singola scuola e a ogni direzione di ente ospedaliero e/o ASL.

Nonostante la proclamazione sindacale dello sciopero, con relativa pubblicazione sul sito della Commissione di Garanzia Sciopero (http://www.cgsse.it), avvenga con largo anticipo rispetto alla data prevista, queste circolari spesso arrivano a ridosso dello sciopero o non arrivano e alle lavoratrici viene detto che non possono scioperareNon solo le lavoratrici possono scioperare, ma è bene segnalare, attraverso la casella di posta elettronica di Non Una di Meno, dove questo accade, per procedere, là dove si persista, con una diffida sindacale.

La Circolare del MIUR verrà comunque pubblicata sul sito appena emanata, in modo da poter essere presentata in ogni scuola dalla stessa lavoratrice. Per la sanità pubblica, essendo le Circolari regionali, ci si può rivolgere al nodo di Non Una di Meno del territorio di appartenenza.

La lavoratrice non è tenuta a dichiarare preventivamente all’azienda la sua adesione allo sciopero, dunque non occorre alcuna comunicazione personale.

Nel settore sanità e per molte altre categorie che utilizzano la turnazione, la copertura parte dal primo turno della mattina dell’8 marzo e finisce all’inizio del primo turno della mattina del 9 marzo; tutte le lavoratrici possono quindi scioperare indipendentemente dal turno cui sono adibite: sia la mattina, sia il pomeriggio che la notte.

Nel caso del trasporto pubblico locale l’articolazione delle ore di sciopero, così come delle fasce protette, può variare da città a città.

Per il settore dei Vigili del Fuoco, lo sciopero nazionale è così articolato: personale operativo dalle ore 9,00 alle ore 13,00 (4 ore senza decurtazione); personale giornaliero o amministrativo (intera giornata).

RESTRIZIONI AL DIRITTO DI SCIOPERO: FACCIAMO CHIAREZZA

Sciopero nei servizi pubblici essenziali L. 146/90

La legge 146 del 1990 disciplina il diritto di sciopero per i servizi pubblici essenziali, cioè quelli volti a garantire il diritto alla vita, alla salute, alla libertà, alla libertà di circolazione, all’assistenza e previdenza sociale, all’istruzione e alla libertà di comunicazione.

I servizi per cui la legge disciplina tale diritto, quindi, sono molti e diversi tra loro: i più noti – per la loro vicinanza alla vita quotidiana della maggior parte delle persone – sono la sanità, i trasporti pubblici urbani ed extraurbani, l’amministrazione pubblica, le poste, la radio e la televisione pubblica e la scuola; ma devono essere garantiti anche i servizi di raccolta dei rifiuti,l’approvvigionamento di energie, risorse naturali e beni di prima necessità.

In tutti questi ambiti il diritto allo sciopero, quindi, non è assoluto ma relativo alla possibilità di garantire alcuni diritti dei cittadini.

Per questo motivo, per tutti i servizi sottoposti a L. 146/90, devono essere previsti i contingenti minimi di personale tramite contrattazione integrativa o accordo sindacato/azienda. È in capo al datore di lavoro il diritto/dovere di individuare le/i dipendenti da inserire nei contingenti minimi e inviare loro entro 5 giorni dalla data dello sciopero la comunicazione di“esonero dallo sciopero”, ovvero di recarsi in servizio il giorno dello stesso.

Qualora la dipendente inserita nei contingenti minimi abbia intenzione di scioperare, deve inviare entro 24 ore dal ricevimento dell’ordine di prestare servizio una comunicazione all’azienda della volontà di aderire all’astensione e, quindi, di essere sostituita.

L’azienda ha il dovere di verificare la possibilità di sostituzione della dipendente. Solo nel caso tale sostituzione non fosse possibile è ammissibile il rifiuto al diritto. In ogni caso, l’azienda deve comunicare alla dipendente di averla sostituita o meno, quindi se può scioperare o se deve lavorare.

Le aziende che erogano il servizio che lo sciopero potrebbe far venir meno, inoltre, sono obbligate con almeno 5 giorni di anticipo a dare comunicazione all’utenza sulle modalità e gli orari dei servizi essenziali garantiti.

Ricordati che il diritto allo sciopero è un diritto individuale in capo a ogni singola lavoratrice e lavoratore, sancito e garantito dalla Costituzione Italiana, e il cui esercizio non può essere precluso e/o limitato (se non per quanto riguarda le modalità di erogazione dei servizi di pubblica utilità di cui ai paragrafi precedenti).

Scarica e stampa il vademecuvademecum-2021-logom in pdf

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