In questi giorni di quarantena la mia quotidianità, come quella di molti, è stata più o meno stravolta e dico più o meno perché non sono nuovi i sentimenti che provo, non è nuovo questo sentimento di impotenza che cresce dentro me, anzi mi
fa compagnia da molto tempo. Sono cresciuta con una madre che ha approfittato di ogni occasione per ricordarmi e inculcarmi che avrei dovuto essere una donna forte e indipendente, senza però dirmi esplicitamente quale fosse il prezzo da pagare per diventarlo, e con un padre che è stato si un buon padre, ma non sempre un buon marito. Ero bambina e ho dovuto scoprire il prezzo vedendolo con i miei occhi quando in casa si creavano situazioni assurde solo perché mia madre aveva osato dire la sua, ma sappiamo tutti che all’uomo macho non va giù che la donna sappia fare qualcosa di più che un piatto di pasta e del bucato profumato. Dunque in questi giorni in cui siamo costretti a stare a casa ho pensato a quando in quei momenti mi chiedevo perché mia madre non tenesse la bocca chiusa per il bene di tutti, soprattutto il suo e ho capito perché non lo facesse. E’ stata dura tirarlo fuori dai cassetti della mia mente e ancora di più prendere coscienza di tutto quello che abbiamo vissuto, ma mi serviva per liberarmi dall’angoscia che provo se ripenso a quei momenti. La stessa che provo quando penso a tutte quelle donne e a quei bambini che in questo preciso momento stanno vivendo quello che abbiamo vissuto noi. Ad oggi sono costretta a pensare che per fortuna l’angoscia è superba e non va via e quasi ne sono felice, perché è diventata la
mia forza e ho sempre avuto paura che se fosse andata via sarei diventata come tutte quelle persone che non si sentono toccate finché il problema non li guarda in faccia personalmente, che rimangono inermi. L’impotenza l’accetto, l’inerzia no. Ho fatto miei gli insegnamenti di mi madre anche se in certe situazioni lavorative e sentimentali ho dovuto piegarmi, ma ho dovuto farlo per poter crescere e imparare quando è il caso di farlo e quando no. Oggi non mi piego al pensiero purtroppo comune che “chi nasce tondo non può morire quadrato”, non mi piago ad accettare che quello che si sceglie come compagno di vita diventi compagno di morte e per questo accetterò quei compromessi sani che non ledono nessuno. Lotterò per quella bambina che sono stata, per quei bambini che sono adesso, per la donna che sono grazie a mia madre e per tutte quelle che hanno il suo coraggio.
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