lei ci scrive, #iorestoacasama…

Una compagna risponde a questa testimonianza del 30 marzo https://www.facebook.com/nonunadimenofirenze/posts/1287518524775374?__tn__=K-Ra

Cara amica,

sono una compagna di Firenze ma voglio mantenere l’anonimato. Ti ringrazio per aver condiviso la tua storia e questo ha dato il coraggio anche a me di condividere la mia.

Io avevo 21 anni, anche io ero convinta che fosse l’uomo della mia vita. Era molto più grande di me e con lui potevo vivere delle libertà che ancora non avevo sperimentato; invece quella relazione si trasformò presto in una gabbia. Controlli ossessivi, chiamate martellanti, umiliazioni pesanti per le mie “disattenzioni”, mi lasciava almeno una volta settimana per le mie “colpe”, continue richieste di aiuto e di presenza che mi obbligavano a cancellare appuntamenti con le mie amiche; dopo 3 anni di relazione non ne avevo più nemmeno una. Ero dipendente da lui anche io, non riuscivo a lasciarlo, cercavo di comportarmi “meglio” per fare andare avanti il rapporto. Poi un giorno non so cosa è successo… ho detto di no ad una sua richiesta ed lì è stato l’inizio della fine. Mi ha spaccato tutta la camera e come al solito mi ha lasciato, poi come al solito è tornato ma io gli ho detto che non ero più disposta a rimettermi con lui. Non mi ha mai picchiato, ha però minacciato di morte me e la mia famiglia, ha nascosto un’ascia sotto il letto come ammonimento, mi seguiva d’appertutto… aveva ancora le chiavi di casa mia e tornava spesso a dormire da me abusando di me a volte con la forza, a volte mi facevo fare perchè terrorizzata. Tutto questo è durato 3 mesi fino al momento in cui ho avuto il coraggio di andare alla polizia a fare un ammonimento, sono stata fortunata perchè poi mi ha lasciato in pace. Ero ormai sola ed è stato difficile rialzarmi. A salvarmi è stata la sorellanza femminista di una persona che si è presa cura di me con cuore aperto seguendomi in terapia, che mi ha aiutato a trovare fiducia in me stessa e senza la quale non sarei chi sono oggi. A salvarmi ogni giorno sono le compagne con cui mi confronto quotidianamente e che rappresentano un importante punto di riferimento per me… vorrei anche raccontare un evento su questo. Da quando è finita la relazione sognavo regolarmente il mio ex, i sogni seguivano una trama ricorrente, stavo con lui che aveva sempre atteggiamenti violenti, ma io non riuscivo a lasciarlo rimanendo nella stessa gabbia soffocante vissuta anni prima. Questi sogni mi hanno perseguito per 15 anni ormai fino al giorno in cui ho raccontato di questa relazione alle mie compagne in una delle nostre assemblea condivisione. Pochi giorni dopo ho fatto di nuovo un sogno, eravamo nella stessa stanza e io non me ne curavo, poi lui si avvicina con fare intimidatorio, io mi alzo, lo butto a terra e lo mazzolo bene bene fino a fargli venire una crisi epilettica. Nella vita reale non mi sporcherei le mani per picchiarlo ma questo sogno mi ha finalmente liberato, ha dimostrato a me stessa di non avere più paura di lui, le mie compagne mi avevano dato forza e da allora non l’ho più sognato. Il racconto alle nostre compagne ci libera dalle paure, la condivisione in un ambiente sicuro fatto di ascolto e di vicinanza ci permette di uscire dal silenzio assordante, a scoprire che non siamo sole, è un atto rivoluzionario svelare le ferite e le violenze che permeano le nostre vite non come eccezionali ma come quotidiane; è un atto rivoluzionario accogliere con abbraccio femminista i racconti delle compagne e dar loro voce per sfondare i muri di silenzio e di indifferenza che ci circondano.

Per questo cara compagna, ti vorrei ringraziare per la tua forza e coraggio nel raccontare la tua storia; ti ringrazio perchè il tuo racconto in questi tempi produttivi di riflessioni ha liberato anche il mio.

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