Lei ci scrive #iorestoacasama…

Avevo 15 anni quando è iniziata la nostra storia d’amore. Era ovviamente il sentimento più
forte che avessi mai sentito e nella mia mente era sicuramente l’uomo della mia vita. Si litigava all’inizio per piccole cose, poi ha iniziato a fare delle richieste, poi ha iniziato a
chiedermi di fare delle rinunce e così piano piano le cose sono andate a peggiorare.

Dopo un anno mi ha messo le mani addosso per la prima volta. L’anno seguente è iniziato l’incubo.
E la cosa peggiore è che mi ha avvertito: “se resti ti faccio passare l’inferno”.

Ma io ero troppo piccola e fragile per riuscire ad andarmene, così rimasi.

Avevo 17 anni una delle prime volte che mi ha picchiata. Stava sopra di me, urlava e continuava a darmi di puttana. Mi picchiava sulla testa, prima con le mani, poi con un casco e con delle scarpe. Mi ricordo i giorni seguenti a scuola, le fitte di dolore che mi trapassavano la testa da un momento a un altro. Era insopportabile.

Raccontai qualcosa di quello che stava succedendo alle mie amiche che andarono subito a dirlo a mia madre. Ma da una parte non c’era bisogno di spiegare, i lividi che cercavo di nascondere sul mio viso parlavano chiaro. Sì cercavo di nasconderli, andavo da sola al
supermercato e compravo il fondo tinta, solo per i lividi. Perché ovviamente, da quando era iniziato l’incubo, non mi era più permesso truccarmi, avere Facebook, vestirmi come volevo, uscire..

C’erano delle regole che dovevo seguire, sennò erano botte (anche se tanto erano
botte lo stesso). Controllava ogni mia mossa. Mia mamma lo denunciò, dopo qualche mese
di carcere preventivo ci fu il processo, ma io ero ancora troppo debole e dissi che non ero la
vittima di nessuno. Caddero le accuse, “il fatto non sussite”. Venne liberato e riiniziò a picchiarmi.

Lo so cosa pensate. Ma quello che non sempre viene raccontato è che, in una relazione tossica e violenta come questa, spesso la vittima ha una grossa dipendenza nei confronti del suo carnefice, esattamente come una droga. Anche perché si creano delle dinamiche in cui si alterna la violenza a un qualcosa che ci sembra amore, le punizioni alla ricompensa. Per questo è così difficile uscirne. La tua mente è completamente fottuta in queste montagne russe di emozioni e situazioni che il carnefice ti fa vivere.

Sono rimasta insieme a lui 10 anni. Mi ha picchiato tante volte, che ormai ho perso il conto e non ricordo nemmeno più. Mi ricordo solo le scene peggiori, perché gli schiaffi erano quasi all’ordine del giorno. Mi ricordo le sue minacce, i suoi occhi che erano come quelli del diavolo quando era incazzato. Mi ricordo quando con una mano mi teneva per i capelli e mi diceva “guardami negli occhi” prima di darmi un altro schiaffo e un altro ancora e un altro ancora. Mi ricordo le lacrime, le pedate, il sapore del sangue, le mie preghiere e la mia voglia di morire. Mi ricordo che facevo finta di aver voglia di fare l’amore per ridurre le possibilità che si incazzasse e che mi picchiasse. Non sapevo come uscirne. Ero accecata dalla paura. Negli ultimi anni della nostra storia non mi picchiava più ma mi ha messo le
mani al collo un paio di volte. Avevo comunque ancora delle regole da seguire, meno rigide ma c’erano sempre.

Sono tanti i fattori che mi hanno fatto andare avanti. All’inizio senz’altro la paura, poi la
speranza che cambiasse, poi mi sentivo di abbandonarlo, pensate un po’.. E la solitudine è stata un fattore determinante perchè avevo perso tutto, tutte le amiche, le passioni, le
aspirazioni, i sogni, tutto. Ci ho messo tanto a realizzare che non era l’uomo della mia vita.
Anzi forse l’ho sempre saputo ma non volevo ammetterlo a me stessa. Si può dire che ho passato gli ultimi anni della nostra storia aspettando che la relazione finisse. E’ stata una
lunga agonia.

Il punto è che esperienze come queste ti portano a ritrovarti chiusa in una prigione mentale dalla quale si fa fatica a uscire anche dopo la fine della relazione. I tuoi pensieri sono distorti, non hai lucidità. Io sono riuscita a chiudere la relazione e sto cercando di uscire dalla mia prigione grazie a una terapeuta, ma non posso fare a meno di pensare che sarei anche potuta morire.

Quindi il mio messaggio oggi è a scopo preventivo. Ci sono dei segnali d’allarme che ti
avvisano quando un uomo è possessivo e tendenzialmente violento. Quello che voglio dirvi
è di non essere mai dipendenti da qualcuno, soprattutto emotivamente. Se sentite
l’attaccamento, la dipendenza, un’eccessiva paura di vivere senza quella persona c’è già
qualcosa di sbagliato in principio. Rischiate non solo di non accorgervi che piega sta prendendo la vostra relazione ma soprattutto di non essere in grado di uscirne.

Con tutto il cuore vi invito ad essere libere, indipendenti e a non sentirvi mai obbligate a vivere una situazione che vi crea dolore.

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