NI UNA MENOS

NUOVO MANIFESTO

(traduzione di Eleonora Meo di non una di meno Milano)

Questo 3 di giugno [2023], a 8 anni dalla prima manifestazione di Ni Una Menos, ci mobilitiamo, perché viv3, liber3, disindebitat3 e nelle strade ci vogliamo!

Ni Una Menos è nata per trasformare la rabbia in organizzazione e per esprimere la nostra furia e il nostro dolore nelle strade. Ni Una Menos oggi continua a dire basta alle violenze machiste che ogni 32 ore si portano via le nostre vite in femminicidi, lesbicidi, travesticidi, transicidi. Gridiamo Ni Una Menos perché essere organizzat3 significa iniziare a vincere! Diciamo basta alla violenza patriarcale, economica, sessuale, istituzionale, politica e razzista. Diciamo basta alle violenze quotidiane, che sono parte delle forme storiche di oppressione e che servo-no per sfruttare i nostri corpi e territori.

Siamo un movimento politico persistente, tenace, che ha accumulato anni di organizzazione e che rivendica di esser parte delle lotte popolari del nostro continente. In un momento in cui l’ultradestra e il fascismo avanzano nel mondo intero, il movimento femminista ha un compito decisivo nel difendere ciò che abbiamo conquistato, nell’espandere ulteriormente le sue alleanze e l’orizzonte di quelle vite che vogliamo vive, libere da violenza e precarietà. Sappiamo fare della rabbia uno strumento per l’emancipazione. Non consegneremo la nostra rabbia ai progetti creati contro di noi.

Arriviamo a questo 3 di giugno dopo un processo di assemblee aperte in diversi territori. Perché vogliamo includere più compagne e compagn3, perché la crisi e l’inflazione in cui ci troviamo rende ogni volta più difficile organizzarci, i redditi non sono sufficienti e lavoriamo sempre più ore per poter sopravvivere. Vogliamo che la mobilitazione si nutra di tutte le lotte e i saperi che si costruiscono ogni giorno. A partire da questo processo si-amo arrivat3 a questa sintesi delle nostre richieste, dei nostri desideri, delle nostre preoccupazioni ed esigenze.

A 40 anni dal ritorno della democrazia, diciamo: Non c’è democrazia con un Potere Giudiziario al servizio del potere economico e che cospira contro l’organizzazione sociale e politica, criminalizzando i suoi portavoce; non c’è democrazia con un debito esterno sotto il controllo del FMI [Fondo Monetario Internazionale]; non c’è democrazia con questi tassi di povertà; non c’è democrazia se si perseguita e stigmatizza la protesta sociale!

Per questo, questo 3 di giugno diciamo:

BASTA FEMMINICIDI, LESBICIDI, TRAVESTICIDI, TRANSICIDI. Chiediamo giustizia per María Isabel Speratti, Micaela Rascovsky, Florencia Galarza. Chiediamo giustizia per Milagros Santos e Araceli Moreno, lavoratrici di comunità. Chiediamo giustizia per Ferni Ayala. Giustizia per la giornalista Griselda Blanco. Giustizia per Sofi Fernández e Lorena Franco. Basta donne trans e travestit3 che “compaiono morte” nei commissariati di polizia. Continuiamo a chiederci dov’è Tehuel de la Torre ed esigiamo che lo Stato lo trovi! Basta abuso sessuale contro * bambin*! Giustizia per Luna.

Le persone che attraversano il sistema giudiziario reclamando giustizia di fronte a queste violenze estreme concordano sul fatto che si tratta di un cammino segnato da maltrattamenti, vittimizzazioni secondarie, con ritardi che non fanno che aggravare l’ingiustizia. Come è successo nei casi di Lucia Pérez e Anahí Benitez, è frequente che i processi si debbano tenere più di una volta poiché si continua a giudicare le vite delle vittime più degli atti commessi dagli imputati, così come si usano i pregiudizi per costruire casi con capri espiatori senza perseguire i veri colpevoli. Questi pregiudizi e stereotipi si esprimono con maggiore crudezza quando le vittime sono lavoratrici sessuali e persone senza fissa dimora. Alla violenza giudiziaria si sommano l’indifferenza sociale e la complicità mediatica.

I procuratori che trascurano le indagini, distorcono i fatti e che non si occupano delle vittime, continuano a lavora-re senza alcuna responsabilità. Occorre inoltre eliminare le difficoltà che attualmente ostacolano il diritto de* figl* delle donne uccise a ricevere i risarcimenti a cui hanno diritto, accelerando la procedura e garantendo che l’abbandono prodotto dalla violenza femminicida non sia seguito anche dall’abbandono dello Stato.

Inoltre, affinché vivere una vita libera da violenze sia una possibilità certa:

• Esigiamo che venga garantito l’accesso ai patrocini giuridici gratuiti.

• Reclamiamo l’attuazione effettiva di ESI. Senza EDUCAZIONE SESSUALE INTEGRALE non c’è Ni Una Menos!

La ESI protegge bambin* e adolescenti dagli abusi sessuali e dalle aggressioni di genere. Deve essere uno spazio trasversale di ascolto e di formazione permanente. Le chiese non possono intervenire nell’ESI o nell’educazione pubblica. No alle leggi provinciali che applicano ESI in modo restrittivo e contrario ai diritti. Che i contenuti includano la legge sull’identità di genere e l’aborto. Per una ESI non binaria. Chiediamo l’accesso ai posti liberi a scuola per tutt* * bambin* e adolescenti e la promozione dell’istruzione pubblica fin dalla prima infanzia.

• Poiché sappiamo che la MATERNITÀ È POLITICA, l’assenza di politiche che democratizzino la cura così come la negligenza giudiziaria nei confronti delle nostre richieste che vengano pagati gli assegni di mantenimento e di cura condivisa dei figli punisce la maternità, è compiacente nei confronti degli inadempienti e perpetua la disuguaglianza.

• Esigiamo la persecuzione della tratta con fini di sfruttamento sessuale e lavorativo. Riparazioni per le sopravvissute.

• Reclamiamo che la violenza di genere sia dichiarata emergenza nazionale.

• Ripudiamo gli attacchi alla libertà di espressione e i tentativi di mettere a tacere coloro che parlano della violenza che subiamo. E chiediamo, nel caso di Griselda Blanco, la totale estromissione della polizia di Corrientes da qualsiasi indagine.

• Chiediamo giustizia e memoria per le operaie tessili e * loro figl* mort* nell’incendio del laboratorio tessile di Luis Viale nel 2006, e diciamo non una di meno, non un’altra morte nei laboratori clandestini.

BASTA VIOLENZA POLIZIESCA E ISTITUZIONALE!

• Chiediamo l’abrogazione di tutti i codici di contravvenzione che criminalizzano il lavoro sessuale. La clandestinità uccide. Chiediamo giustizia per Sandra Cabrera.

• Chiediamo che si ponga fine a una politica sulle droghe che criminalizza il consumo e lo spaccio di droga, che permette alla polizia di perseguire donne, travestit3 e trans, favorendo la corruzione e la violenza istituzionale, mentre l’attenzione verso il consumo problematico di droghe continua a rimanere una questione in sospeso.

• Insistiamo sul Risarcimento Storico per le persone travestit3 e trans sopravvissut3 alla violenza istituzionale causata durante la dittatura civile-ecclesiastica-militare e successivamente in democrazia con leggi e sanzioni persecutorie.

ABBIAMO OTTENUTO L’ABORTO LEGALE, ORA VOGLIAMO IL PIENO RISPETTO DELLA LEGGE! Vogliamo che il nostro diritto sia garantito in ogni centro ospedaliero del Paese, nel sistema pubblico e privato, senza ritardi, senza ostacoli, con un trattamento rispettoso e gentile.

• Rifiutiamo i tentativi di criminalizzare l’accompagnamento all’aborto da parte di medic3 e operator3 di pronto soccorso: accompagnare all’aborto è legale e fa parte della cura che ci rivolgiamo!

NON UNA DETENUTA IN PIÙ PER LE EMERGENZE OSTETRICHE! STOP ALLA VIOLENZA OSTETRICA E GINECOLOGICA!

• Rifiutiamo che chi subisce emergenze ostetriche venga criminalizzatǝ e accusatǝ di omicidio aggravato. Le emergenze ostetriche hanno a che fare con la salute, non con i crimini. Basta criminalizzare la povertà e la vulnerabilità!

• Denunciamo il potere della Lobby dei Medici e lo Stato che non nomina personale sanitario non obiettore. Chiediamo al Senato di approvare con urgenza e senza modifiche la Legge Johanna, per garantire le procedure di assistenza alle donne incinte in caso di morte perinatale.

• Chiediamo al Ministero delle Donne, del Genere e delle Diversità della Nazione e ai Ministeri provinciali di attuare con urgenza procedure chiare per l’accoglienza e l’elaborazione delle denunce di violenza ostetrica e ginecologica; come stabilito dalla Legge 26.485 sulla Protezione Integrale delle Donne e dalla Legge 25.929 sul Rispetto del Parto.

CON QUESTO POTERE GIUDIZIARIO NON C’E’ NON UNA MENO

Noi trans-femminismi popolari diciamo chiaramente che questa giustizia non è nostra, e se non è per tutt3, non è giustizia. Per questo chiediamo una riforma giudiziaria trans-femminista, plurinazionale e interdisciplinare: vogliamo un sistema giudiziario democratico con partecipazione popolare, in cui sia garantito l’ascolto delle vittime, si costruiscano risposte che rendano responsabili i colpevoli e si risarciscano le vittime. Deve incorporare la prospettiva femminista, decoloniale e antirazzista, deve richiedere la parità e l’inclusione del collettivo LGTBIQIA+, accesso sicuro e un linguaggio chiaro.

• Esigiamo il processo politico alla Corte Suprema di Giustizia della Nazione e la rimozione dei suoi attuali membri. La composizione deve essere federale e diversificata per generi. Basta con una Corte che risolve i casi nei corridoi e tramite accordi. Vogliamo una Corte che rispetti le scadenze, che non dorma sui casi da risolvere e

che li risolva di fronte al popolo, in udienze in cui sia garantita e ampliata la partecipazione popolare sulle questioni cruciali.

• Noi diciamo: “SORELLA, IO TI CREDO”. Di fronte a chi ci vuole sottomess3 e silenzios3, siamo unit3 e in collettivo, non avranno mai più la nostra paura o il nostro silenzio. Noi continuiamo a crederti Thelma. Un NO non è mai un Sì. Giustizia per Thelma!

ESIGIAMO IL RILASCIO IMMEDIATO DELLE DETENUTE MAPUCHE Non c’è democrazia con prigioniere politiche. Da quasi otto mesi Betiana Colhuan, Luciana Jaramillo, Celeste Huenumil e Romina Rosas sono detenute a Rio Negro, con * loro figl*, da questo governo. Violentate e accusate di usurpazione con una causa armata per criminalizzare la loro richiesta di diritti sui territori ancestrali. Chiediamo l’immediato adempimento dell’accordo del tavolo di dialogo di giovedì scorso e la smilitarizzazione del territorio.

BASTA ILLEGALITÀ E PERSECUZIONE. INDULTO A MILAGRO SALA. Non c’è democrazia con prigioniere politiche e Milagro Sala è stata imprigionata, perseguitata e messa fuori legge dal governo di Jujuy da 7 anni. È una leader, ex parlamentare della Legislatura di Jujuy e del Parlasur, istituzione in cui non è potuta entrare a causa della detenzione arbitraria e illegale operata dal Potere Giudiziario di Jujuy. Questo grido vuole dire basta con la violenza politica e istituzionale.

DENUNCIAMO LA VIOLENZA GIUDIZIARIA, MEDIATICA E POLITICA CHE PRENDE DI MIRA CRISTINA FERNÁNDEZ DE KIRCHNER, IN QUANTO DONNA E LEADER POPOLARE. Come abbiamo fatto nelle strade di fronte al suo tentato magnifemminicidio, rifiutiamo tutte quelle violenze che hanno portato alla sua proscrizione e chiediamo un’indagine effettiva sui responsabili intellettuali e materiali. Rifiutiamo la chiusura delle indagini sul tentativo di assassinio come un nuovo atto di consacrazione dell’impunità. Il Potere Giuridico, con rapidità, ha posto un ostacolo dopo l’altro per impedire che si conosca la verità.

• Chiediamo che il 1° settembre sia dichiarato Giornata Nazionale della lotta contro la Violenza Politica.

LA FAME È VIOLENZA: BASTA CON GLI AGGIUSTAMENTI STRUTTURALI PER PAGARE IL DEBITO CON L’FMI! Le politiche di Austerity stanno ricadendo sul nostro lavoro retribuito e non retribuito. Le nostre triple giornate di lavoro sono sempre di più precarizzate. Non arriviamo alla fine del mese e siamo sempre più indebitat3 per sopravvivere. Lasciamo che il debito lo paghi chi si è preso i soldi ed è scappato, non con i nostri corpi, non con le nostre vite!

• L’aggiustamento del FMI non può essere il tetto per la concertazione salariale, né per le moratorie o per le pensioni.

• Chiediamo l’approvazione della legge sul Sistema Integrale di Cura con un bilancio. Secondo i nostri calco-li, se i giudici pagassero l’imposta sul reddito, avremmo politiche di assistenza per milioni di persone.

• Chiediamo l’estensione dei congedi di maternità e parentali per tutti l3 lavorator3, compresi i 9 milioni di lavorator3 informali.

• Chiediamo il riconoscimento e la retribuzione del lavoro di cura, del sostegno quotidiano di coloro che promuovono la salute e il genere e delle cuoche delle mense comunitarie. Prendersi cura è lavorare.

• Rifiutiamo la stigmatizzazione e i tagli ai Planes Potenciar Trabajo [Piani di potenziamento del lavoro]. Il debito è con noi, non siamo la variabile di aggiustamento fiscale dei piani del FMI.

• Chiediamo che il piano Acompañar sia esteso e ampliato, perché sappiamo che i processi di violenza di genere non finiscono in 6 mesi, per questo è urgente: in primo luogo, che i programmi Acompañar e Potenciar non siano incompatibili; in secondo luogo, che Potenciar sia sostenuto nei casi di violenza di genere e che siano aperti più posti.

• Per un Salario di Base Universale che garantisca un reddito minimo a tutte le persone.

• Per politiche pubbliche di accesso al lavoro, alla casa, all’istruzione e alla salute per le donne disoccupate che si prostituiscono.

• Diciamo che senza TERRA, TETTO E LAVORO non c’è non una di meno.

• Chiediamo che la casa non sia una fonte di speculazione: chiediamo sviluppi abitativi con una prospettiva di genere e una regolamentazione degli affitti.

• Abbiamo bisogno di politiche che garantiscano un accesso equo alla gestione del ciclo mestruale per le bambine, le adolescenti, le donne e le donne che mestruano.

DE-PATOLOGIZZARE I CORPI GRASSI ORA! La grassezza non è una malattia, fa parte della diversità corporea. La salute e la malattia si presentano in tutte le taglie.

• Attuazione urgente della legge sulle taglie! Vestirsi è un diritto fondamentale.

• Basta con lo stigma, la violenza e la discriminazione nei confronti delle persone grasse.

• Per tutto quello che abbiamo ottenuto, per quello che ancora ci manca, “per quell3 che sono qui, perché non ci siamo tutt3, e per quell3 che verranno, gridiamo Ni una Menos. Viv3, liber3, disindebitat3 e nelle strade ci

vogliamo!

Grazie a tutt3 per questa lotta!

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