SCUSATE IL DISTURBO, CI STANNO AMMAZZANDO

Ogni 8 del mese, da ormai un anno, piazza Santissima Annunziata è diventato il luogo in cui ritrovarsi per ricordare le donne uccise per mano di un marito, compagno, fidanzato, familiare. Uomini che le vedevano come un oggetto da possedere tanto nella vita quanto nella morte.

Per ricordare ogni femminicidio e transicidio, viene simbolicamente appeso un lucchetto e un fazzoletto fucsia – un pañuelo, simbolo della lotta femminista – che riporta il nome e la data in cui quella vita è stata interrotta da un atto violento.
La stessa azione viene ripetuta in molte città in tutta Italia, per rendere visibile il fenomeno della violenza sulle donne. I lucchetti sono stati simbolicamente scelti proprio perché richiamano le coppie innamorate, che li attaccano su ponti e grate, ma ormai sappiamo che proprio nella coppia e nell’ideale dell’amore romantico si annida la violenza: la gran parte dei femminicidi sono infatti casi di violenza domestica.
Martedì 8 marzo 2022, durante la manifestazione per lo sciopero femminista e transfemminista, a Firenze in piazza Santissima Annunziata c’erano più di 120 lucchetti e pañuelos. La mattina dopo non c’erano più: erano stati rimossi il 9 mattina dai vigili urbani, armati di flessibile.
Ci chiediamo se mentre facevano tutto questo, mentre toglievano lucchetti e pañuelos, si siano fermati a leggere quei nomi.
Avrebbero mai rimosso una lapide? Ci avrebbero mai sputato sopra?
Avrebbero mai calpestato un monumento alla memoria?
Perché questo era e tornerà ad essere quella installazione.
È memoria viva. Atto di cura. Monito. Accusa. Gesto condiviso. Rito di sorellanza.
Come Non Una di Meno Firenze, riteniamo che l’amministrazione abbia compiuto un grave atto di violenza istituzionale: la retorica del decoro cittadino non può infatti cancellare il ricordo di quelle morti, così come non può negare alla comunità di Firenze il diritto di scegliere dal basso un luogo in cui ritrovarsi e far sentire la propria voce contro la violenza maschile sulle donne.

Riteniamo che questo atto sia esso stesso espressione della violenza sulle donne , l’ennesimo tentativo di invisibilizzare questo fenomeno e di silenziare le donne e le soggettività che contro di esso stanno lottando: non diteci che è solo una coincidenza che sia stato fatto proprio il giorno dopo l’8 marzo. Crediamo invece che sia l’ennesimo segnale delle politiche del sindaco Dario Nardella , che da anni sta limitando in città l’agibilità politica dei movimenti: dalle restrizioni ai cortei nelle strade del centro fino all’uso della violenza per sgomberare le studentesse e le altre soggettività che avevano cercato di aprire uno spazio liberato in città proprio l’8 marzo.

Dopo l’attacco dell’amministrazione comunale, guidata da Nardella, che all’alba del 9 Marzo ha rimosso tutti i lucchetti e panuelos in ricordo delle vittime di femminicidio, siamo tornate  a riprendere lo spazio che è nostro. Quello della sorellanza, quello della cura, quello della memoria e della lotta.

Nei giorni successivi in Piazza della Signoria, mentre fuori dall’aula in cui era in corso il consiglio comunale, coi nostri corpi, la nostra rabbia, il nostro grido per tuttə quellə che più non hanno voce

Ogni 8 del mese, da ormai un anno, piazza Santissima Annunziata è diventato il luogo in cui ritrovarsi per ricordare le donne uccise per mano di un marito, compagno, fidanzato, familiare. Uomini che le vedevano come un oggetto da possedere tanto nella vita quanto nella morte.
Per ricordare ogni femminicidio e transicidio, viene simbolicamente appeso un lucchetto e un fazzoletto fucsia – un pañuelo, simbolo della lotta femminista – che riporta il nome e la data in cui quella vita è stata interrotta da un atto violento.
 Martedì 8 marzo 2022, durante la manifestazione per lo sciopero femminista e transfemminista, a Firenze in piazza Santissima Annunziata c’erano più di 120 lucchetti e pañuelos.
La mattina dopo non c’erano più: erano stati rimossi il 9 mattina dai vigili urbani, armati di flessibile.
Così abbiamo scelto di essere sotto il consiglio comunale, nello stesso momento in cui in aula un Question time domanda chi e perché ha rimosso quei lucchetti.
Abbiamo scelto di esserci non col nostro volto, ma coi nostri corpi. Perché la violenza vissuta da una ci riguarda tutte. Perché il decoro non giustifica la cancellazione della memoria dei femminicidi. Perché siamo sempre noi ad essere considerate indecorose: troppo libere, troppo silenziose, troppo svestite, troppo pudiche, troppo irriverenti. Anche da morte. Anche quando un lucchetto ricorda che siamo state uccise.

Crediamo che una città sia costruita e trasformata prima di tutto da chi la vive. L’installazione di lucchetti e pañuelos in piazza Santissima Annunziata nasce dalla volontà dell’assemblea di Non una di meno – Firenze insieme alle donne, persone trans, femministe e transfemministe di questa città. Crediamo che il governo di questa città debba formalizzare l’installazione in piazza Santissima Annunziata come tributo di memoria, cura e lotta alle vittime di femminicidio, e tributo a tutte coloro che lottano ogni giorno per sopravvivere alla violenza maschile sulle donne.

Abbiamo deciso di essere il grido altissimo e feroce per tutte coloro che più non hanno voce. Oggi facciamo irruzione nel decoro della città con i nostri corpi. Non vogliamo essere decorose, vogliamo essere vive. E finchè la violenza maschile continuerà a spezzare le nostre vite, non smetteremo di essere furiose, indecorose e libere.

Infine siamo state  di nuovo in Piazza Non Una Di Meno (Santissima Annunziata) per rimettere finalmente tutti i lucchetti e i fazzoletti fuxia a simbolo dei transcidi e dei femminicidi del 2021 e dei primi mesi del 2022 che, per ordine del Comune di Firenze e del sindaco Dario Nardella, erano stati tolti con il flessibile la mattina dello scorso 9 marzo, il giorno dopo dello sciopero globale transfemminista contro la violenza sulle donne.

A Dario Nardella , alla sua giunta e alla sua fissa per una città decorosa ma morta e alla mercé dei grandi capitali e del turismo mordi e fuggi rispondiamo con la pratica dal basso del Rito di sorellanza e con il fuoco della nostra rabbia, perché le storie di chi non c’è più sono le nostre, perché non ci accontentiamo di un drappo rosso sul David o di un’ennesima panchina rossa, perché siamo ogni giorno il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce!

La nostra lotta continuerà

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